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02/10/2009 10:15:03

Il prossimo ospite di Santoro? Massimo Ciancimino

Dopo l’istruttoria aperta dal governo sulla prima puntata e le polemiche che hanno preceduto (e seguiranno) la seconda con Patrizia D’Addario, il fuoco sul programma di Raidue non è destinato a cessare. È Sandro Ruotolo, fedelissimo braccio destro di Santoro, che sta lavorando da tempo a un’inchiesta sulle stragi mafiose degli anni 1992-1993. Lo ha annunciato lo stesso Santoro, nei suoi monologhi iniziali in entrambe le puntate della trasmissione. Una settimana fa, Ruotolo era a Palermo. Ieri nello studio di Annozero, appositamente inquadrato dalle telecamere mentre Santoro spiegava ai telespettatori che non mandare in onda la D’Addario sarebbe stato un segnale di resa. La domanda retorica di Santoro ai telespettatori suonava così: se oggi non trasmetto l’intervista alla D’Addario e rompo l’argine della libertà d’informazione, come potrò tra una settimana farvi vedere l’inchiesta di Ruotolo su mafia e politica? E infatti Santoro intende non solo trasmetterla, ma corredarla con un ospite d’eccezione: Massimo Ciancimino, protagonista delle più recenti e scottanti indagini nelle procure di mezza Italia sui rapporti tra mafia e apparati dello Stato. Figlio di Vito, il sindaco democristiano del «sacco di Palermo» condannato per mafia e morto nel 2002, Massimo è stato a sua volta condannato in primo grado a 5 anni e 8 mesi di carcere per riciclaggio dei soldi del padre. Poi ha cominciato a fare rivelazioni che sono ora all’attenzione di numerose procure. Con le sue rivelazioni, Ciancimino sta dando impulso a nuovi approfondimenti investigativi che rimettono in discussione le verità giudiziarie sulle stragi dell’inizio degli anni ‘90 (in primis quella di via D’Amelio che uccise Paolo Borsellino e gli agenti della scorta) e riaprono il capitolo dei rapporti e delle trattative tra Stato e mafia.

Lo staff di Santoro ha avviato i contatti con gli avvocati di Ciancimino per garantirsi la sua presenza in studio, ma una risposta definitiva ancora non ci sarebbe. Nei prossimi giorni la vicenda dovrebbe definirsi. In ogni caso, gli inviati di Annozero avrebbero già registrato una serie di interviste: a Michele Riccio, colonnello dei carabinieri in pensione che ora accusa i suoi ex colleghi di aver impedito la cattura di Bernardo Provenzano nel 1995, ma anche allo stesso Ciancimino, che parla di tutti gli argomenti su cui stanno indagando i pubblici ministeri. E quindi: il presunto ruolo dei servizi segreti nelle stragi dell’inizio degli anni ‘90; la trattativa avviata dai capimafia con apparati dello Stato per sancire una tregua rispetto alla strategia stragista con le richieste contenute in un «papello». Più in generale, tutti i rapporti tra Cosa nostra e la politica. In questo ambito, dalle rivelazioni di Ciancimino spunta Berlusconi. Tutto nasce in seguito al ritrovamento fra le carte sequestrate allo stesso Ciancimino di una lettera del boss Bernardo Provenzano indirizzata al Cavaliere. Secondo gli inquirenti il padrino chiedeva nel 1994 «all’onorevole Berlusconi», tramite l’ex sindaco Vito Ciancimino e Marcello Dell’Utri, di mettere a disposizione di Cosa nostra una sua rete televisiva.

Il boss corleonese prometteva anche appoggi politici, e minacciava di morte il figlio di Berlusconi se non avesse accolto la richiesta. I giudici del processo d’appello a Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa (in primo grado è stato condannato a nove anni) non hanno ammesso la deposizione di Ciancimino. L’intervista ad Annozero andrebbe in onda nel pieno della requisitoria in quel processo e due giorni dopo l’apertura della camera di consiglio della Corte costituzionale sul lodo Alfano, che fa da scudo giudiziario al premier