Il PD è oggi il primo partito del Paese.
Per il PDL una emorragia di oltre 3 milioni e mezzo di voti rispetto alle Politiche 2008.
La Lega Nord, per la prima volta dalle Europee, è sotto il 10%. Il Terzo Polo (12,5%) possibile ago della bilancia al Senato.
Le elezioni amministrative ed i referendum hanno rivelato un profondo cambiamento nel clima d’opinione che ha determinato, in poche settimane, un ribaltamento nei rapporti di forza tra i due principali partiti del Paese.
Secondo i dati del Barometro Politico nazionale di luglio dell’Istituto Demopolis, il PDL – se ci recasse oggi alle urne – si posizionerebbe al 26,5%. Il Partito Democratico si attesterebbe invece al 28%, con un sorpasso storico, che lo porterebbe a divenire, per la prima volta dalla sua nascita, il primo partito italiano.
“La crescente insoddisfazione dei cittadini nei confronti del Governo Berlusconi – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – premia, ben oltre i propri meriti, il PD di Bersani che però, sia pur rafforzato, non riesce ancora a porsi, con determinazione, alla guida di una coalizione di Centro Sinistra capace di rappresentare, agli occhi degli elettori, una credibile alternativa all’attuale maggioranza”.
Secondo l’indagine Demopolis sulle intenzioni di voto degli italiani, l’IdV di Di Pietro, in ripresa dopo il referendum, si attesta al 5,8%%; Sinistra, Ecologia e Libertà di Nichi Vendola resta stabile al 7,5%; al 3,2%, complessivamente, gli altri partiti minori di Centro Sinistra (FdS, Radicali, PSI, Verdi, ecc).
Sul fronte opposto, il PDL passerebbe dal 37,4% delle Politiche 2008 all’attuale 26,5%, con una perdita di oltre tre milioni e mezzo di voti: sintomo di delusione, ma anche di un profondo disorientamento dell’elettorato. Il PDL, in crisi di identità, appare alla ricerca di un futuro: anche oltre Berlusconi. Una scommessa molto difficile ed ambiziosa per il neo segretario Angelino Alfano, che nel 2008 in Sicilia – da coordinatore regionale – portò il PDL oltre il 46%.
Stretta nel patto di Governo, pure la Lega – incapace di cogliere l’insoddisfazione progressiva di ampi segmenti della propria base – risulta punita dai propri elettori e, per la prima volta dalle Europee, scende al di sotto della soglia del 10%. La Destra di Storace e Musumeci si attesta all’1,5%; i movimenti meridionali alleati del Premier (Forza del Sud di Miccichè, PID di Romano, Io Sud, Noi Sud, ecc) otterrebbero oggi il 2,1%.
Il rallentamento dell’attività di Governo e la prolungata assenza di risposte alla profonda crisi economica ed occupazionale che vive il Paese pesano soprattutto sul consenso dell’asse Bossi-Berlusconi, che risulterebbero entrambi fortemente penalizzati dall’astensionismo in caso di elezioni anticipate.
Solo una minima parte del voto in uscita dal PDL confluirebbe sul nuovo partito di Gianfranco Fini: il peso di Futuro e Libertà, in netta discesa nei consensi ed attestato al 3,5%, risulta molto condizionato dal ruolo e dall’esposizione mediatica del suo leader e fondatore. Decisamente più stabile l’UDC di Pierferdinando Casini, posizionata al 7%. Con l’API di Rutelli all’1,1% e l’MpA di Raffaele Lombardo allo 0,9%.
Se ci recasse oggi alle urne per le Politiche – secondo la fotografia sulle intenzioni di voto degli italiani scattata dall’Istituto Demopolis - il Centro Sinistra, se unito, conquisterebbe la maggioranza dei seggi alla Camera. L’attuale sistema elettorale non permetterebbe però al Centro Sinistra di ottenere la maggioranza a Palazzo Madama. Il Terzo Polo, nonostante un certo indebolimento registrato nelle ultime settimane, potrebbe dunque esercitare, quale ago della bilancia al Senato, un ruolo determinante per la futura governabilità.
“Resta consistente, intorno al 24%, il partito dell’astensione, ma – sostiene il direttore di Demopolis Pietro Vento – è alto soprattutto il numero degli incerti, di quanti, di Centro Destra o Di Centro Sinistra,appaiono oggi indecisi sulla scelta da compiere nell’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne. I due terzi dei cittadini intervistati appaiono molto preoccupati per gli effetti della manovra finanziaria del Governo e per il prolungarsi della crisi economica ed occupazionale nel nostro Paese: un dato che da molti anni non si rilevava così elevato”.
Nota metodologica
Il Barometro Politico dell’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis è diretto e coordinato da Pietro Vento, con la collaborazione di Giusy Montalbano, Marco Tabacchi e Maria Sabrina Titone. L’indagine demoscopica è stata effettuata, con metodologia CATI-CAWI, su un campione di 1.004 intervistati, rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne, stratificato per genere, età, titolo di studi, ampiezza demografica del comune ed area geografica di residenza. Approfondimenti su: www.demopolis.it