“Puttana Miseria! La vita è bella” così Mauro salutava il giornalista Claudio Fava dopo l’intervista concessa alla rivista King poche settimane prima del suo omicidio. “Poi, la mafia gli ha sparato a tradimento, mettendo fine alla sua ultima avventura. E di fronte a quel corpo senza vita, mentre il vento siciliano si trasformava in un grande freddo, gli amici di sempre, lacerati dal ricordo di quest’uomo, cercavano di aggrapparsi alla speranza che tutto quello avesse ancora un senso…”
E per dare un senso a tutto ciò ci riuniremo ancora una volta, come ogni anno, la mattina di mercoledì 26 settembre, alle 11,30 davanti alla tomba di Mauro, sulla collina di Ragosia, nel cimitero di Valderice. L’appuntamento è davanti l’ingresso principale del Cimitero per entrare tutti insieme.
I nostri silenzi e i nostri pensieri s’intrecceranno con le letture di Simona Malato, Gaspare Balsamo e Marco Marcantonio, tre bravi attori trapanesi che si uniranno a noi nel ricordo del nostro concittadino Mauro, trapanese per scelta.
Questo sarà il secondo Ciao Mauro da quando il processo Rostagno è in corso.
Ci auguriamo di fare il prossimo Ciao Mauro a processo terminato. 25 anni sono tanti, sopratutto per una sola sentenza.
Ci siamo ripromessi di non commentare ciò accade nel processo, convinti come siamo che i processi vadano svolti nel posto che gli è proprio, e cioè l’aula del tribunale. Ma possiamo dire che il processo ci ha già fornito delle chiavi utili a interpretare la verità storica e politica che cercavamo.
Nel corso di questi mesi il processo ha definito con sufficiente chiarezza il sistema di potere politico, economico e mafioso che controllava la città capoluogo e la sua provincia ai tempi dell’omicidio Rostagno. Sono chiare le complicità attraverso le quali questo sistema di potere garantiva l’impunità ai corrotti, ai mafiosi e ai componenti dei loro gruppi di fuoco.
Nei prossimi mesi saranno svelati altri elementi di verità, che serviranno a interpretare e comprendere le nuove relazioni di potere, che non sono tante diverse da quelle di allora, ma che sono esercitate in maniera più subdola e sotterranea, perché la società responsabile esprime maggiore consapevolezza.
Pertanto, senza entrare nel merito delle singole responsabilità penali degli imputati, dovremo trovare le forme e i modi per rappresentare lo scenario storico e politico che il processo ci ha dato, mettendolo in relazione con quelli forniti da altri processi, da altre indagini e da altre inchieste giornalistiche.
Faremo tutto questo come al solito insieme a tutte le forme organizzate della società responsabile, alle istituzioni culturali, amministrative e giudiziarie che vorranno farlo, convinti come siamo che ricostruendo le trame della nostra memoria collettiva, accumuleremo la fiducia nella possibilità di un cambiamento dello stato delle cose, e accumuleremo il capitale sociale necessario a compiere il nostro cammino di liberazione dalle criminalità economiche.
Arrivederci sulla collina e buon cammino.