Le variazioni di Bilancio dovranno arrivare in Aula martedì, alla ripresa dell'attività dell'Ars. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. Bisognerà trovare 9 milioni (metà per le disciolte Province e metà per gli enti agricoli), ma sempre nell'ambito dei 71 milioni dell'intera manovra.
I tempi ormai sono stretti: «I Comuni non possono ancora chiudere i loro bilanci - ha detto il presidente Ardizzone - e sono in una situazione di emergenza. Entro martedì vanno esitate le variazioni di bilancio». Motivo per cui, in chiusura della seduta di ieri, ha precisato che «non c'è alcuna sospensione dell'attività parlamentare che continuerà a svolgersi all'interno delle commissioni. La commissione Bilancio è stata autorizzata a riunirsi a oltranza».
Intanto, su proposta del capogruppo del Pd, Gucciardi, per un approfondimento, è tornato commissione Affari istituzionali il ddl che introduce modifiche alla legge 35 del ‘76 in merito alle procedure relative alle nomine effettuate dal governo e ai poteri della prima commissione.
Il ddl, come illustrato dal suo relatore «ha lo scopo di rafforzare il ruolo della commissione Affari istituzionali nell'esercizio delle funzioni di controllo delle nomine di governo». Il provvedimento vieta al governo di effettuare nomine 45 giorni prima delle elezioni regionali, politiche ed europee e modifica il quorum in commissione in caso di parere contrario, con l'introduzione della maggioranza assoluta al posto degli attuali 2/3. Inoltre obbliga il governo a comunicare alla commissione anche le nomine di dirigenti e funzionari dell'amministrazione regionale, sebbene in questi casi non sia previsto il parere dell'organismo parlamentare.
"Spending review" dell'Ars in applicazione del decreto Monti. La partita si è fatta delicata. La si sta giocando in punta di regolamento. Il testo sui tagli ai costi della politica, esitato dalla commissione speciale, ormai sciolta, presieduta da Savona, non piace al Pd e al M5S. Non piace al presidente dell'Ars, Ardizzone. «Applicheremo il decreto Monti dal primo gennaio del 2014». Non piace a Falcone (Pdl): «Il decreto Monti va applicato così com'è, senza alcuna variazione».
A questo punto, se il testo arrivasse in Aula nella stesura licenziato dalla commissione speciale, sarebbe bagarre. Pd e M5s sono pronti a demolirlo sotto una valanga di emendamenti. Si cerca una via d'uscita. E non è escluso che il ddl vada in commissione Affari istituzionali, presieduta da Cracolici. Proprio lui s'era dimesso dalla commissione speciale in disaccordo con l'idea di apportare i tagli alla spesa senza però tenere in considerazione il decreto Monti. Tagli orizzontali del 20%, mantenendo agganciate le indennità dei deputati regionali al Senato.
LUPO. «Penso che la soluzione ai problemi della Sicilia non siano le elezioni anticipate, come chiesto dal Movimento 5 Stelle, ma il rafforzamento dell'azione del governo Crocetta, a partire dalle riforme istituzionali come quella delle Province che devono essere sostituite dai Liberi consorzi di comuni e dalle Città metropolitane. Inoltre, dobbiamo varare un provvedimento di carattere economico e sociale a sostegno delle imprese e del lavoro». A parlare è il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, all'indomani della bocciatura della mozione di sfiducia, presentata da M5S e Gruppo Musumeci, nei confronti del presidente della Regione, Rosario Crocetta.