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26/02/2019 06:00:00

Rostagno, la sentenza ancora senza motivazioni. Ad aprile il processo ai falsi testimoni

E’ trascorso più di un anno dalla sentenza di secondo grado del processo per l’omicidio del sociologo e giornalista Mauro Rostagno ucciso il 26 settembre del 1988 a Lenzi (Valderice) e ancora i giudici non depositano le motivazioni della sentenza che ha confermato l’ergastolo per Vincenzo Virga e assolto, per non aver commesso il fatto, Vito Mazzara, condannato in primo grado.

Il termine per il deposito delle motivazioni è scaduto lo scorso 20 agosto, ma ancora non c’è nessuna traccia delle motivazioni, che hanno spinto la Corte d'assise d'appello di Palermo a confermare la pena all'ergastolo per il boss trapanese e ad assolvere l'altro imputato.

Prima dello scorso natale la figlia di Rostagno, Maddalena denunciò così il grave ritardo:"Caro Babbo Natale, sperando di ricevere molti libri in regalo, potresti anche porgermi le motivazioni della sentenza di secondo grado, decisa il 19 febbraio scorso, e il 20 agosto scadeva il termine per depositarle?".

Si pensava che la Corte d'assise d'appello avrebbe depositato la sentenza entro la fine del 2018, ma questo non è avvenuto. Il ritardo sarebbe dovuto alla "particolare complessità del processo". Solo le motivazioni di appello sono lunghe 800 pagine. Secondo quanto deciso dalla sentenza, emessa lo scorso 19 febbraio, è stata la mafia ad uccidere Mauro Rostagno.

La Corte di Assise di Appello di Palermo ha confermato, come detto, la condanna all’ergastolo per il boss di Cosa nostra trapanese, Vincenzo Virga. Il collegio, presieduto da Matteo Frasca - che è anche Presidente della Corte d'appello di Palermo - e giudice a latere Roberto Murgia, estensore della sentenza, ha invece assolto, per non aver commesso il fatto, Vito Mazzara, accusato di essere stato il killer del sociologo e giornalista.

Per il collegio fu, insomma, un delitto di mafia, ma restano ancora molti punti oscuri, che tanti anni di indagini non hanno ancora chiarito. Vincenzo Sinacori, fino agli anni 90 capo della famiglia di Mazara del Vallo, ha detto: “Rostagno è morto per le sue trasmissioni televisive, non perdeva occasione di attaccare Cosa nostra”.

Nell’attesa che i giudici si decidano a depositare le motivazioni della sentenza, intanto, il 9 aprile è stata fissata l’udienza del processo per falsa testimonianza, cui sono stati rinviati dal giudice per le indagini preliminari di Trapani, Emanuele Cersosimo, tredici testi del processo di primo grado.

Ecco ci sono gli imputati - Il luogotenente dei carabinieri Beniamino Cannas e il pari grado della guardia di finanza Angelo Voza, Caterina Ingrasciotta, editore di Rtc, la televisione dove ha lavorato Rostagno, Natale Torregrossa, numero due della loggia massonica Iside 2, Leonie Chizzoni Heur, vedova del generale dei Servizi Angelo Chizzoni, il giornalista Salvatore Vassallo e poi ancora Antonio Gianquinto, Liborio Fiorino, Salvatore Martines e Rocco Polisano.

Sull’omicidio di Mauro Rostagno si sono addensate talmente tante ombre che gli stessi giudici hanno parlato di un possibile depistaggio. Nel corso del processo di primo grado, oltre le testimonianze che hanno portato all’incriminazione dei testi rinviati a giudizio, è stato sentito come testimone l’ex pentito, tanto discusso, Vincenzo Calcara, che ha dichiarato di aver commesso un omicidio rimasto impunito.
Calcara già condannato per aver ucciso Francesco Tilotta, al quale aveva truffato un milione di vecchie lire, che la vittima chiedeva gli fossero restituite, nel corso della sua deposizione ha narrato di un altro omicidio commesso.