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04/03/2019 14:16:00

Mafia, il boss era pronto a far uccidere anche i bambini

 Era pronto anche a fare uccidere bambini per imporre il suo ruolo di boss di Agrigento. Dall'operazione Kerkent, coordinata dalla Dda di Palermo, emergono i contorni criminali spietati della figura di Antonio Massimino da tempo impegnato, secondo gli investigatori, a costruire una rete di incontri e di relazioni con altre "famiglie" mafiose.

Il suo obiettivo era quello di esercitare un "accurato controllo del territorio" anche attraverso forme di interferenza nelle attività economiche. E per questo Massimino sarebbe stato pronto ad "autorizzare la commissione di delitti" per affermare la sua "capacità di intimidazione che gli derivava dal ruolo apicale all'interno del sodalizio mafioso". Massimino era stato già indagato nel 2016 per tentativi di estorsione ai danni di un imprenditore edile agrigentino.

La sua posizione è ancora al vaglio della magistratura mentre il suo presunto complice, Liborio Militello, è stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione. Negli atti dell'inchiesta viene messa a fuoco la "tracotanza criminale" di Massimino che si sarebbe spinto a minacciare di morte un altro affiliato allo stesso gruppo e a prospettare l'eventualità di "uccidere bambini pur di affermare la propria autorevolezza criminale".

E sono due presunti fiancheggiatori del boss Antonio Massimino, considerato l'attuale reggente della "famiglia" mafiosa di Agrigento, le persone arrestate dai carabinieri, nell'ambito dell'operazione Kerkent, con l'accusa di sequestro di persona e violenza sessuale aggravati dal metodo mafioso. I reati sarebbero stati commessi su ordine dello stesso capomafia.

Gli arrestati sono Gabriele Miccichè, 28 anni, ritenuto dagli investigatori il braccio operativo del boss, e S.G., 45 anni, commerciante di autovetture. Ad Antonio Massimino, 50 anni, che era già detenuto, l'ordinanza di custodia cautelare è stata invece notificata in carcere. I particolari della vicenda e dell'intera operazione saranno illustrati stamane nel corso di una conferenza stampa che si svolgerà in Procura a Palermo.

L'accusa di violenza sessuale nei confronti di Antonio Massimino nasce da una truffa ai danni di S.G. commerciante di auto. L'acquirente di una macchina avrebbe pagato con assegno scoperto. Per questo il giovane era stato attirato con un pretesto in un magazzino, quindi trattenuto, minacciato dai sequestratori armati e costretto a restituire l'auto. In quella occasione Massimino si sarebbe spinto a molestare la compagna dell'uomo: anche questo era un modo per affermare la propria supremazia criminale.

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Aggiornamento del 20 Settembre: qui l'esito del processo abbreviato con le motivazioni.