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04/03/2019 13:02:00

Mafia, inquirenti: ad Agrigento attività criminale rozza che riporta agli anni '80

“La criminalità organizzata agrigentina mantiene integra una attività criminale rozza che riporta agli anni Ottanta, quando la criminalità era veramente cinica e aggressiva”. Così gli inquirenti sugli arresti della Dia nell’agrigentino.

Un blitz dalle Direzione Investigativa Antimafia ha inferto un duro colpo a Cosa Nostra, soprattutto agli affari della mafia in Sicilia e in particolare tra le province di Agrigento, Palermo, Trapani, Catania, Ragusa. Ma gli investigatori sono arrivati anche in Calabria, a Vibo Valentia estendendosi fino in Emilia Romagna, a Parma, per l’esecuzione – nel complesso – di ben 34 ordini di arresto.

La tesi degli inquirenti è che si sia così sgominata un’associazione a delinquere che avrebbe avuto la sua base operativa ad Agrigento e ramificazioni, in particolare, nel palermitano e anche in Calabria, e che fosse specializzata nel traffico di droga attraverso uno strutturato gruppo criminale armato.

Nell’ambito dell’operazione “Kerkent”, che ha individuato una vasta rete organizzata dedita al traffico di sostanze stupefacenti attraverso uno strutturato gruppo criminale armato, sono stati arrestati anche due presunti fiancheggiatori del boss Antonio Massimino, considerato l’attuale reggente della famiglia mafiosa di Agrigento: Gabriele Miccichè, 28 anni, ritenuto dagli investigatori il braccio operativo del boss, e S.G., 45 anni, commerciante di autovetture, accusati di sequestro di persona e violenza sessuale, reati compiuti su ordine dello stesso boss.

C’è anche un capo ultras della Juventus tra gli arrestati: si tratta di Andrea Puntorno. Il leader del gruppo “Bravi ragazzi” era stato intervistato da Report lo scorso ottobre nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra la tifoseria juventina e la criminalità organizzata e, ai microfoni della trasmissione di Rai 3, aveva raccontato l’attività di bagarinaggio allo stadio, sostenendo che non fosse illegale. Puntorno era tornato da circa un anno ad Agrigento, dopo la condanna seguita all’arresto del 2014 per questioni di droga e vendita illegale di biglietti. Il capo ultras è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: infatti secondo le indagini era una sorta di broker della droga e sarebbe stato lui a mettere in contatto il boss di Agrigento con le ‘ndrine calabresi alle quali l’organizzazione si rivolgeva per ottenere grandi quantità di stupefacenti.

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Aggiornamento del 20 Settembre: qui l'esito del processo abbreviato con le motivazioni.