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09/03/2020 07:10:00

Rostagno e gli altri. Una targa in memoria dei giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia

 È stata inaugurata a Palermo, all’Associazione siciliana della stampa dove è stata collocata, una targa in ricordo dei giornalisti uccisi in Sicilia dalla mafia.

L’inaugurazione è avvenuta il giorno in cui nasceva- il 6 marzo 1942- Mauro Rostagno che venne poi ucciso alla fine di settembre di trentuno anni fa.

Dunque è necessario tornare a quella data.
Il 26 settembre del 1988, in una Sicilia ancora sconvolta dall’assassinio del magistrato Antonino Saetta avvenuto un giorno prima, moriva il giornalista piemontese e naturalizzato siciliano.

I trapanesi ascoltarono le sue ultime parole alcune ore prima quando da RadioTelecine parlò, come era solito fare con coraggio, di mafia e di droga.
Rostagno venne ammazzato a poche centinaia di metri dalla comunità Saman fondata dallo stesso Rostagno nel 1981 a Lenzi, in provincia di Trapani, e dedicata al recupero dei tossicodipendenti.
Rostagno resistette nonostante un colpo alla testa e al torace, la corsa all’ospedale Sant’Antonio di Trapani si rivelò, però, purtroppo vana. Morirà infatti durante il tragitto.

Erano da poco passate le venti quando a bordo della sua macchina dove viaggiava lasciò la contrada di Nubia per ritornare a Lenzi. L’agguato dei mafiosi venne compiuto a non più di trecento metri dal cancello di ingresso della comunità. La mattina del 27 settembre venne ritrovata in una cava abbandonata l’auto dei killer.

“Trapani si ribella. Per la prima volta una grande emozione nella città assopita” . Così recitava un titolo de L’ora del 27 settembre. Il giornale palermitano raccontò dello sgomento dei trapanesi di fronte a quel “sangue fatto sgorgare con violenza su una stradina sterrata di campagna”. I suoi compagni di militanza( Rostagno era uno dei fondatori di Lotta Continua che lasciò un anno prima dello scioglimento del movimento politico extraparlamentare avvenuto nel ’76) Marco Boato, Luigi Bobbio, Vincenzo Sparagna furono immediatamente tutti della stessa idea: Rostagno ha pagato la sua scelta di verità.

Il giornalista nato a Torino ( si laureò alla facoltà di Sociologia di Trento dove fu uno dei protagonisti delle proteste del movimento studentesco) dedicò tre puntate al processo per l’omicidio del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari e non si risparmiò nulla: aveva parlato dei rapporti tra la mafia trapanese e quella catanese, il traffico d’armi e delle “ collusioni inquietanti che avevano portato all’incriminazione di un carabiniere, ed erano riuscite misteriosamente a far durare le indagini otto anni” come scrisse Ornella Di Blasi su L’Ora.
Rostagno commemorò, attraverso l’attività giornalistica, la morte di Peppino Impastato( avvenuta il 9 maggio del ’78) e ricordò l’uccisione di Giuseppe “Pippo” Fava( il giornalista morirà a Catania il 5 gennaio del 1984).
Sia Fava che Impastato sono stati ricordati oggi insieme a Rostagno, Giuseppe Alfano, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Mario Francese e Giovanni Spampinato.

Rostagno denunziò puntualmente “il malcostume degli amministratori trapanesi, aveva filmato la spazzatura per le strade, i topi ai mercati generali”. Per non parlare di “ quelle tirate infiammate ma sarcastiche , portate avanti a braccio ma lucide, contro lo spaccio di droga, sempre da lui collegato al grande traffico e contro i legami tra mafia e politica”.
Vincenzo Virga-ad oggi- risulta l’unico condannato. Il capomafia trapanese sarebbe stato uno dei mandanti dell’omicidio del giornalista avvenuto, come detto, alla fine di settembre del 1988.