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27/07/2021 18:09:00

Ponte sullo Stretto, Musumeci insiste

 Non ci può essere una terra appetibile come la Sicilia per nuovi investimenti se gli uomini e le merci non si muovono celermente. Ecco perché il Ponte sullo Stretto ci consente di attraversare quei tre chilometri in due minuti e non in un’ora e mezza. Questo è importante e credo che anche a Roma lo hanno finalmente capito».

Lo ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci parlando con i giornalisti a Catania al termine di un incontro con il presidente del Copasir Adolfo Urso.

«Lo abbiamo ricordato al ministro delle Infrastrutture qualche giorno fa insieme all’assessore Falcone. Siamo convinti - ha continuato - che questa priorità nell’agenda politica del Governo Draghi prima o poi portare ad una elemento di novità. Abbiamo sollecitato il presidente di due commissioni, di Camera e Sanato, proprio perché pongano all’ordine del giorno la relazione svolta dal comitato tecnico appositamente nominato per studiare la fattibilità de Ponte sullo Stretto».

«La grande attenzione che l'Occidente, gli Stati Uniti, l’Europa hanno avuto verso la Sicilia dal dopoguerra ad oggi è stata dettata da esigenze di natura strategica e militare. Noi speriamo che da oggi in poi la Sicilia possa essere dal centro dell’attenzione delle politiche di crescita degli Stati Uniti, dell’Europa e delle altre istituzioni dell’Occidente anche in termini economici» ha aggiunto il presidente Musumeci. «La nostra Isola - ha proseguito - può diventare la naturale piattaforma logistica del Mediterraneo in questo mare che non è più un mare di frontiera ma che diventa un mare di comunicazione, un mare che unisce, che aggrega. Ecco perché l’obiettivo al quale lavora il governo regionale è quello di dotare l’Isola di sufficienti infrastrutture strategiche per poterti candidature a giocare questo ruolo importante. Le opportunità di crescita economica che oggi offre le Europa - ha concluso Musumeci - ci consentono di giocare a capo aperto con l’orgoglio e la consapevolezza di poter acquisire un protagonismo che ci liberi dalla marginalità dall’Europa in cui fino ad ora siamo stati costretta a vivere».