Apre al pubblico il Teatro di Consagra di Gibellina il 29,30, 31 luglio.
L’occasione è ‘Grande Teatro’ l’evento di chiusura del progetto “ Noi Siamo Qui - Materia Umana” che mette in scena il lavoro di indagine partecipativa dei territori del Belice.
“Noi Siamo Qui – Materia Umana”, vincitore dell’avviso pubblico Creative Living Lab – IV edizione, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, proposta dall’associazione culturale CineMario, dal CRESM e curata da Progetto Matèria, è un progetto partecipato di indagine e riscoperta e riconoscimento territoriale dell’area del Belice, dopo il sisma del 1968.
Attraverso planimetrie ed immagini d’archivio risalenti a prima e dopo la ricostruzione, si intende aprire una riflessione sulla vita attuale nelle città e l’efficacia dei piani di trasferimento, a distanza di oltre 50 anni.
Il risultato è un ridisegno della forma delle città, arricchito da riferimenti e memorie, oltre ad un archivio di interviste audio e video a cura del gruppo di videomaker di CineMario, raccolte ed esposte durante l’evento conclusivo ‘Grande Teatro’ al Teatro Consagra di Gibellina dal 29 al 31 luglio.
"Grande Teatro" prevede inoltre un programma fitto di talk e tavole rotonde sul paesaggio del Belice e sugli approcci alla ricostruzione, con diversi contributi, come il paesaggista Joao Nunes.
L’iniziativa ha inoltre l’obiettivo di restituire al Teatro di Consagra il ruolo di centro propulsore della cultura cittadina, anche dopo la conclusione delle attività del progetto, obiettivo condiviso con il Comune di Gibellina, che si impegnerà a concederne i locali, ribadendo l’attenzione a riattivare e rendere fruibili opere e luoghi del territorio spesso degradati e trascurati.
Il teatro progettato da Pietro Consagra nel 1984 era stato immaginato come un’”architettura frontale” in cemento armato, iniziata, interrotta e ora priva di una destinazione d’uso.
Completato esclusivamente nella parte strutturale nel 2016, resta come un oggetto puramente scultoreo, interamente in calcestruzzo, dove è difficile immaginare le funzioni originali. Resta ora un cantiere, un edificio incompiuto, con i ferri di attesa ancora scoperti.