Nel 56° anniversario del terremoto della Valle del Belìce, domenica 14 gennaio si terranno cerimonie commemorative sia a Salaparuta che a Santa Ninfa. Nella chiesa Ss. Trinità di Salaparuta, alle ore 10,30, padre Giovanni Butera celebrerà la santa messa in suffragio delle vittime del sisma.
A seguire sarà letto il racconto di Giuseppe Milazzo, a cura di Vincenza Milazzo. Alle ore 16, nell’aula consiliare, consegna di una targa ricordo in memoria di Rosolino Monti, giovane morto tragicamente sul lavoro nel maggio 1968. A Santa Ninfa, invece, alle ore 18, nella chiesa madre, santa messa celebrata da don Salvatore Cipri. Alle ore 19, in piazza Vittime del terremoto, scopertura di una lapide commemorativa. Lunedì 15 gennaio, ore 15,30, presso la cappella del Ss. Crocifisso al cimitero nuovo di Gibellina, don Gioacchino Arena (Vicario generale) presiederà la santa messa in memoria delle vittime gibellinesi del sisma.
UNA MOSTRA AL BAGLIO DI STEFANO
Nella ricorrenza del devastante terremoto del Belice del 1968, la Fondazione Orestiadi come di consueto ne celebra la memoria nel segno dell’arte e della cultura. Domenica 14 gennaio alle ore 11.00 al Baglio di Stefano s’inaugura la mostra Materia e colore di Leonardo Fisco, e si rinnova l’appuntamento annuale con la presentazione delle nuove donazioni fatte all’istituzione siciliana, e delle opere realizzate dagli artisti in residenza.
Quest’anno sono Pietro Asaro, Guido Baragli, Elio Bianco, Alessandra Calò, Crescenzio Cane, Elio Cassarà, Florinda Cerrito, Gaetano Cipolla, Solveig Cogliani, Costanza Ferrini, Houda Kassatly, Filippo La Vaccara, Giulio Piscitelli, Carla Sutera Sardo, Max Serradifalco, Croce Taravella, Samantha Torrisi, Annamaria Tosini, Giovanni Valenza e Katerina Velliou, i protagonisti.
Questa ricorrenza non è solo l’occasione per la rammemorazione di un tragico evento ormai lontano e del quale rischia di sfumare il ricordo. Con le manifestazioni che ogni anno organizziamo, vogliamo tornare alla fonte originaria dalla quale è scaturita la costruzione della Nuova Gibellina nel segno dell’arte, e l’inizio di un percorso culturale ormai molto lungo. È un modo per ricordare che l’arte rappresenta il collante migliore delle comunità del Belìce, e di Gibellina in particolare. Afferma Calogero Pumilia, Presidente della Fondazione Orestiadi.
MATERIA E COLORE di Leonardo Fisco
Materia e colore (fino al 18 febbraio) di Leonardo Fisco (Sciacca, 1938) s’inserisce nel percorso del Museo delle Trame Mediterranee che ha nell’abbattimento della gerarchia tra arti maggiori e minori, uno dei suoi maggiori punti di forza. Su questa scia, il lavoro di Fisco si muove tra le arti visive e la ceramica; e il travaso di forme e colori, suggestioni e visioni è continuo tra un ambito e l’altro. Come spiega Enzo Fiammetta direttore del Museo delle Trame Mediterranee nel testo critico che accompagna la mostra.
Nelle opere dell’artista - esposte in numerose mostre personali e collettive a Sciacca, Agrigento, Monreale, Palermo, Napoli, Treviso, New York- materia e colore migrano dalla plasticità delle forme alla bidimensionalità della tela. L’autonomia e il controllo plastico nella ceramica, diventano sperimentazione, ricerca e curiosità nelle sue figure, dove i colori accesi e vivaci sono quelli dei Fauves e di Rouault, mentre nelle ceramiche la maestria e i toni cromatici sono quelli dei maestri di Palazzo Reale che con gli smalti realizzavano i capolavori dell’oreficeria, colori piatti, solari, pieni di luce, intensi, mediterranei, le forme sono quelle della storia millenaria di questi luoghi nutriti dai miti di Icaro e Dedalo. Il debito, come in ogni artista, non è solo quello verso i maestri o verso la storia delle arti, è anche verso la propria terra, verso le menti creative; tra questi Filippo Bentivegna di cui il castello incantato dista solo alcune centinaia di metri dall’atelier del nostro artista, i volti dell’outsider ripresi da Fisco sono un omaggio al filo che lega i grandi maestri a quanti nell’estro creativo mostrano la necessità di elevare lo spirito.
2023 DONAZIONI
Pietro Asaro, Guido Baragli, Elio Bianco, Alessandra Calò, Crescenzio Cane, Elio Cassarà, Florinda Cerrito, Gaetano Cipolla, Solveig Cogliani, Costanza Ferrini, Houda Kassatly, Filippo La Vaccara, Giulio Piscitelli, Carla Sutera Sardo, Max Serradifalco, Croce Taravella, Samantha Torrisi, Annamaria Tosini, Giovanni Valenza, Katerina Velliou, sono gli artisti che nel 2023 hanno con le loro donazioni, o attraverso progetti di residenza contribuito all’attività della Fondazione Orestiadi.
Venti artisti provenienti da diversi Paesi, diverse generazioni e diversi ambiti delle arti visive, le cui opere, tra pittura, scultura e fotografia, rappresentano insieme un interessante spaccato della produzione artistica contemporanea, mantenendo viva l’idea dell’arte come motore del rinnovamento. Una visione che ha animato la ricostruzione di Gibellina e la fondazione del Museo delle Trame Mediterranee trovando legami e conferme nella storia. Dalle opere in città di Consagra e Burri, da Paladino a Schifano e Accardi; dalle presenze di Beuys e Isozaki, al cerchio della vita di Long, dai versi degli antichi poeti siculo-arabi a quelli dei contemporanei, da Adonis a Evtushenko, solo per citarne alcuni, per arrivare fino ai nostri giorni.
Nella mostra allestita negli atelier del Baglio, ogni opera è la testimonianza di un progetto e delle relazioni intercorse oltre che con gli artisti, con le altre istituzioni come la Fondazione Sant’Elia, il Museo d’arte Moderna e Contemporanea “Riso”, la Comunità Ellenica siciliana, l’Osservatorio Outsider Art, Alice Mogabgab Gallery di Beiruth, il Museum di Ezio Pagano.
Alcune opere arrivano dal Gibellina Photoroad, festival biennale della fotografia en plain air, altre da alcuni dei protagonisti di quelle stagioni delle Orestiadi che hanno segnato la storia del teatro italiano, come Gaetano Cipolla, a cui la Fondazione ha dedicato una mostra.
Altre ancora pervengono dagli eredi di due grandi artisti, Guido Baragli e Annamaria Tosini, a cui il Museo delle Trame ha reso omaggio in tempi recenti.
L’esposizione si completa con i frutti delle residenze artistiche che proseguono la pratica degli atelier d’arte promuovendo lo scambio tra artisti e comunità. Come le opere realizzate da Samantha Torrisi e Katerina Velliou durante la residenza curata da Francesco Piazza, che intrecciano la riflessione sulla natura del paesaggio circostante con quella dei racconti e dei ricordi della gente del luogo, componendo così una narrazione tra il mondo esterno e quello interiore.