E' passato un anno da quella fredda mattina del 16 gennaio dello scorso anno quando, alle "9:12", i carabinieri del Ros arrestarono a Palermo il boss Matteo Messina Denaro, latitante dal giugno del 1993. L'uomo tra i più ricercati al mondo è stato preso in una delle cliniche private più note di Palermo, La Maddalena, poco prima di sottoporsi all'ennesima seduta di chemioterapia. Ad un anno dall'arresto non si sa nulla delle grandi coperture che hanno consentito una latitanza così lunga, tranne che dei suoi fiancheggiatori, parenti di mafiosi e comunque già coinvolti in fatti di mafia.
L'arresto e l'autista - "Mi chiamo Matteo Messina Denaro", risponde al militare del Ros che l'ha bloccato. Fuori dalla clinica, "cinturata" dagli investigatori per evitare la beffa della fuga, decine di palermitani, saputa la notizia, applaudono i carabinieri. Con l'ex latitante finisce in carcere un imprenditore di Campobello di Mazara, Giovanni Luppino: è l'autista che ha accompagnato il padrino nella struttura sanitaria. "Me l'avevano presentato con un altro nome, mi ha chiesto un passaggio", dirà ai militari che scopriranno dopo che quello del 16 gennaio era solo uno dei 50 viaggi a Palermo fatti da Luppino e dal suo passeggero.
Come si è arrivati sulle tracce e alla cattura boss - Non mancano dietrologie e retroscena sull'arresto di Messina Denaro che raccontano di un capomafia che ha scelto la resa e si è consegnato. In realtà si saprà alcuni mesi dopo che si è arrivati sulle tracce del boss. A marzo si saprà tutta la verità. Gli inquirenti del Ros, mettendo le microspie in un locale della sorella di Messina Denaro, Rosalia, nella gamba di una sedia hanno trovato un biglietto in cui la Messina Denaro aveva scritto una sorta di diario clinico del boss, malato da due anni di un gravissimo cancro al colon. Dalla scoperta del biglietto - era l'8 dicembre - la macchina investigativa si metteva in moto e con uno screening dei malati di tumore di tutta Italia i carabinieri arrivano a un paziente compatibile per età e luogo di residenza al capomafia.
"Andrea Bonafede" - Il paziente malato per il sistema sanitario nazionale è Andrea Bonafede, un geometra di Campobello nipote del capomafia Leonardo. Ma quando il paziente risultava in cura alla Maddalena, il vero Bonafede era da tutt'altra parte. Il 14 gennaio i militari scoprono che il malato si sarebbe sottoposto alla chemio il lunedì successivo. E organizzano il blitz. Dall'arresto - Messina Denaro viene portato nel supercarcere de L'Aquila - è un susseguirsi di scoperte: dalla rete dei fiancheggiatori (finora ne sono stati presi 9), ai covi di Campobello pieni di pizzini e appunti, ai soldi sequestrati: circa 800mila euro cash. Inizia una nuova fase delle indagini: ricostruire i 30 anni di latitanza del capomafia.
I fiancheggiatori - Il primo, l’autista che lo accompagnò alla clinica La Maddalena un anno fa. Poi gli investigatori hanno scoperto il ruolo dei Bonafede. C’è Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al boss. C’è l’altro Bonafede, sempre Andrea, il postino per consegnare le ricette mediche del dottore Alfonso Tumbarello, anche lui arrestato. E' stata arrestata la sorella, Rosalia Messina Denaro. Pian piano che si riavvolge il nastro della latitanza di Messina Denaro si scoprono una serie di persone a lui vicinissime, che gli hanno consentito di trascorrere gli ultimi anni in maniera relativamente tranquilla a Campobello. Ci sono i coniugi Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, i vivandieri del boss, dai quali si recava spesso. C’è poi Laura Bonafede, figlia del capomafia Leonardo Bonafede, con la quale il latitante avrebbe avuto una relazione. Viene arrestata, nelle ultime settimane, anche la figlia Martina Gentile, per la quale Messina Denaro usava parole di ammirazione.
Le sue parole a un mese dall'arresto - “Cosa nostra? Non so cosa sia”. Freddo e sprezzante, parlava così Matteo Messina Denaro un mese dopo la cattura, un anno fa. La sua voce registrata nell’unico processo, tra i tanti in cui era imputato ed a cui ha partecipato prima di morire.
Nello Trocchia: "Di segreti, coperture eccellenti e possibili rivelazioni neanche l'ombra" - Il direttore di Tp24, Giacomo Di Girolamo, sull'anniversario dell'arresto del boss ha conversato con il giornalista Nello Trocchia che dice: "ad un anno dall'arresto di Matteo Messina Denaro, rispetto alle attese, ai segreti e alle trame che custodiva, si sa solo qualche dvd che guardava, i libri che leggeva, abbiamo ascoltato la voce dal carcere, ma di quei segreti e di quelle possibili rivelazioni neanche l'ombra. Della rete di protezione ci aspettavamo personaggi di spessore e invece sono parenti, nipoti e congiunti di affiliati già coinvolti in altre indagini".
L'appello di Massimo Russo - «Ora che con la sua cattura è caduto l’alibi della paura, chi ha visto, chi ha sentito e soprattutto chi ha capito, non abbia remore, si faccia avanti, parli e racconti ai magistrati e alle forze di polizia quello che sa». È l’appello che a un anno dall’arresto del boss Matteo Messina Denaro lancia Massimo Russo, oggi magistrato presso la Procura dei minori di Palermo, ma per dieci anni sostituto procuratore della Dda di Palermo con delega alla mafia trapanese.
«La rigenerazione etica e sociale di questo territorio passa da una colossale operazione di verità alla quale nessuno può sottrarsi, per rischiarare le troppe zone d’ombra nelle quali il latitante ha potuto impunemente vivere, relazionarsi e coltivare i suoi interessi criminali». A Campobello di Mazara il boss gravemente malato aveva trovato accoglienza e vi ha dimorato per diversi anni prima di essere catturato il 16 gennaio dell’anno scorso, dopo 30 anni di latitanza. «Lui sapeva certamente a chi rivolgersi - dice Russo - mentre non è affatto vero che l’intero paese sapesse, come qualcuno azzarda assai superficialmente criminalizzando le tante persone per bene, la maggior parte, che si aspettavano quantomeno maggiore efficienza da parte di chi ha il preciso dovere del controllo del territorio».
Le iniziative, a Castelvetrano: "Cuntrasto Siciliano Contro Lu Scurdusu" - Oggi a Castelvetrano, alle ore 12.00, nell’Aula Magna “Peppino Impastato – Rita Atria”, il giornalista Giacomo di Girolamo e lo scrittore Giacomo Bonagiuso – introdotti dalla Dirigente del Polo liceale “Cipolla Pantaleo Gentile” Tania Barresi, e dalla presentazione del lavoro svolto dalla scuola nell’ultimo decennio – metteranno in scena un “Cuntrasto siciliano contro lu scurdusu” che metterà a confronto la memoria e il bene, MMD e
Peppino Impastato, mostrando come la conoscenza delle cose, l’informazione, sono gli antidoti al pensare mafioso e alle sue propaggini. Concluderà l’Avv. Giovanni Crimi, referente di Codici.
Il Comune di Campobello sigla il protocollo d'intesa con il Parlamento della Legalità Internazionale - Un protocollo d’intesa tra il Comune di Campobello di Mazara e il Parlamento della Legalità Internazionale sarà siglato, all’interno del cine-teatro Olimpia, questa mattina, martedì 16 gennaio, alle ore 10, in occasione della ricorrenza del primo anno della cattura di Matteo Messina Denaro. È questa l’iniziativa simbolica promossa dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Castiglione per “non dimenticare” l’importanza che la cattura del boss ha avuto per la liberazione del territorio, ma soprattutto la consapevolezza che, per sconfiggere la mafia serve uno sforzo che deve partire da tutti, ma principalmente dai ragazzi. L’incontro vedrà, infatti, il coinvolgimento degli studenti di Campobello, che incontreranno il prof. Nicolò Mannino, Presidente del Parlamento della Legalità Internazionale, un movimento culturale apartitico che incoraggia i giovani, a fianco di magistrati, vescovi, questori, prefetti, dirigenti scolastici, imprenditori, uomini delle Istituzioni, ad essere artefici e protagonisti della loro storia per divenire "Sentinella di un'alba nuova" a favore di una cultura di riscatto dalla violenza e dalla indifferenza. A Nicolò Mannino sono state già conferite ben 23 cittadinanze onorarie ed il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana" da parte del Presidente della Repubblica. L’incontro, a cui sono state invitate anche le autorità civili, militari e religiose della provincia di Trapani, sarà moderato dal giornalista Alessandro Quarrato.
Il sindaco di Castelvetrano, Enzo Alfano: "Investiamo in rinascita" - Non intendiamo rievocare un personaggio che tanto male ha fatto a questo territorio, ma solo investire in percorsi culturali di rinascita". Lo dice il sindaco di Castelvetrano Enzo Alfano a un anno dall'arresto di Matteo Messina Denaro. "Vogliamo commemorare i nostri eroi e riportare Castelvetrano ai fasti di una volta", dice il sindaco. Il primo cittadino ricorda l'intitolazione del circolo didattico 'Ruggero Settimo' al piccolo Giuseppe Di Matteo e aggiunge: "Ristruttureremo presto la casetta in stile liberty all'interno della villa 'Falcone-Borsellino', solo attraverso alcune azioni si da un taglio col passato". "In questa nostra città - dice ancora Alfano - la mafia è stata nostra vicina di casa e il percorso culturale intrapreso non sarà certo facile. Ma ci sono segnali di speranza: evidenze scientifiche danno certezza che alcuni familiari di mafiosi hanno intrapreso percorsi diversi, di distacco, capendo che con la mafia è strada che non spunta".