La crisi idrica in Sicilia ha raggiunto livelli critici, spingendo le autorità a istituire una "Struttura tecnica per il coordinamento degli interventi sulla crisi idrica nella Regione Siciliana".
Questa nuova struttura, istituita presso la Presidenza del Consiglio, è guidata dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, e vede la partecipazione di figure chiave come il Commissario straordinario nazionale per la gestione della crisi idrica, Nicola Dell’Acqua, il Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti in Sicilia, il governatore Renato Schifani, e l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente.
Le priorità della nuova struttura - La nuova struttura ha l'obiettivo di coordinare gli interventi necessari per affrontare la crisi idrica in Sicilia, definendo le priorità e monitorando l'avanzamento dei progetti. Tra i compiti principali, vi sono la supervisione delle procedure burocratiche (come bandi, gare e contratti), il controllo dello stato di avanzamento dei lavori e la gestione degli aspetti finanziari, assicurando che le risorse siano impiegate efficacemente per risolvere l'emergenza.
La Regione autorizza prelievo acqua dalle dighe Castello e Prizzi - La Regione Siciliana ha autorizzato il prelievo di acqua dagli invasi Castello e Prizzi per uso agricolo e zootecnico. Questa decisione, presa dal Commissario delegato per l'emergenza idrica in agricoltura e zootecnia, Dario Cartabellotta, permette agli agricoltori e allevatori dell'Agrigentino di utilizzare 800 mila metri cubi di acqua per evitare danni irreparabili alle colture di eccellenza come l'arancia di Ribera DOP e la pesca di Bivona IGP. Questo intervento è stato considerato fondamentale per salvaguardare la produzione agricola e il benessere economico delle comunità locali.
La situazione nelle diverse province siciliane - La crisi idrica colpisce duramente diverse aree della Sicilia. A Caltanissetta, l'acqua arriva a singhiozzo in alcuni quartieri, mentre altre zone, come la contrada Fontanelle, sono rimaste senza approvvigionamento per un mese intero. La Protezione Civile regionale ha mobilitato otto autobotti per distribuire acqua ai residenti, ma la situazione rimane critica. A San Cataldo, l'acqua viene erogata solo ogni sei giorni, mentre nell'Ennese 14 comuni soffrono a causa della siccità e dei guasti alla diga Ancipa, principale fonte idrica della zona. Anche ad Agrigento la situazione è drammatica: l'acqua arriva due volte a settimana nel centro città, mentre nelle periferie l'approvvigionamento avviene una volta ogni 20-25 giorni. A Licata, il rifornimento di acqua tramite nave cisterna della Marina Militare si è rivelato troppo costoso, portando alla sospensione temporanea del servizio per una "doverosa verifica dei costi" da parte della Protezione Civile siciliana.
Gli sforzi della Regione Siciliana - In risposta alla crisi, il governo regionale ha messo in campo una serie di interventi finanziati sia con fondi statali che con risorse regionali. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha annunciato un piano che prevede 90 milioni di euro per il revamping dei dissalatori, 300 milioni per la messa in sicurezza delle dighe e 140 milioni per il rinnovo delle reti idropotabili. Inoltre, sono stati stanziati 70 milioni dal FESR per il recupero delle perdite nelle infrastrutture idriche e la realizzazione di nuovi dissalatori nelle piccole isole. Schifani ha sottolineato l'importanza di accelerare i lavori di rimozione delle sabbie dagli invasi siciliani, fondamentali per aumentare la capacità di accumulo dell'acqua, e ha annunciato la richiesta di poteri straordinari al governo nazionale per ridurre i tempi delle procedure burocratiche.
Le proteste a Messina: "Vogliamo l'Acqua, non il Ponte" - Mentre le autorità si concentrano sulla gestione della crisi idrica, a Messina monta la protesta contro il progetto del Ponte sullo Stretto. La manifestazione, organizzata da attivisti locali, chiede che i 14 miliardi di euro previsti per la costruzione del ponte vengano invece investiti nelle infrastrutture realmente necessarie, come la rete idrica, le autostrade, le ferrovie e le scuole. Domiziana Giorgianni, una delle organizzatrici della manifestazione, ha espresso la frustrazione della popolazione, sottolineando come i governi regionali e nazionali non abbiano fatto abbastanza per garantire alla Sicilia un bene primario come l'acqua.
La crisi idrica in Sicilia rappresenta una sfida senza precedenti, con gravi ripercussioni economiche e sociali per l'intera regione. La costituzione della Struttura tecnica per il coordinamento degli interventi sulla crisi idrica e i provvedimenti adottati dalla Regione Siciliana mostrano l'impegno delle istituzioni nel fronteggiare l'emergenza, ma la situazione rimane critica e richiede interventi urgenti e coordinati per garantire l'approvvigionamento idrico alle comunità colpite. La protesta a Messina mette in luce le priorità della popolazione, che chiede investimenti su infrastrutture essenziali per migliorare la qualità della vita nell'isola.