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07/05/2025 15:00:00

In Sicilia le "doppiette" sparano tutto l'anno. L'allarme delle associazioni ambientaliste

In Sicilia il bracconaggio non conosce stagioni: si spara tutto l’anno, perfino dentro le aree naturali protette. È questo il duro monito lanciato da Legambiente, LIPU e WWF dopo l’ennesimo episodio che conferma una situazione ormai fuori controllo. Sei cacciatori di frodo provenienti da Malta sono stati fermati a Pozzallo (Ragusa) mentre cercavano di rientrare nel loro Paese con un carico impressionante: 500 chilogrammi di carne di cinghiale, dieci fucili e centinaia di munizioni. Una vera e propria spedizione di caccia illegale, condotta nelle campagne del ragusano.

«La deregulation venatoria introdotta dalla Regione ha spalancato le porte all’illegalità – denunciano le associazioni ambientaliste –. In nome del “controllo selettivo” di alcune specie come cinghiali e daini, si è di fatto consentita una presenza armata costante nei boschi, anche in piena stagione riproduttiva e persino nelle riserve naturali, rendendo indistinguibili i cacciatori autorizzati dai bracconieri».

La cronaca parla chiaro: a Palermo, nel noto mercato di Ballarò, sono stati rinvenuti e sequestrati esemplari vivi di cardellini, una specie protetta, destinati alla vendita illegale. Un fenomeno che, secondo gli ambientalisti, ha ormai superato i confini regionali, attirando anche gruppi organizzati provenienti dall’estero, a dimostrazione di un sistema di controlli inefficace.

Il Corpo forestale regionale, che dovrebbe vigilare sul territorio, è ridotto all’osso e non riesce più a garantire una presenza efficace. Gli uffici regionali preposti, dal canto loro, si limitano alla gestione burocratica delle autorizzazioni, senza attuare strategie di prevenzione e controllo sul campo.

Le associazioni chiedono ora un intervento urgente: «Chiediamo agli assessorati regionali competenti di sospendere immediatamente ogni attività di abbattimento, soprattutto nelle aree protette e durante la delicata fase riproduttiva della fauna selvatica. È indispensabile ripristinare un sistema di vigilanza reale ed efficace e valutare soluzioni alternative nei casi di sovrappopolazione animale, sempre con un approccio rispettoso degli equilibri naturali».