Negli ultimi giorni, a Trapani, una notizia falsa ha scatenato un’ondata di confusione: l’installazione di autovelox sul lungomare Dante Alighieri e in via Fardella. Partita da un post sui social, questa voce infondata ha rapidamente seminato preoccupazione tra gli automobilisti, costretti a immaginare multe salate per il superamento di presunti limiti di velocità. Ma l’allarme è stato smentito categoricamente dalla Polizia Municipale e dall’Amministrazione comunale: nessun autovelox è stato installato, né è previsto al momento.
La bufala si è diffusa grazie a un mix di sospetti e disinformazione. Un post su Facebook sosteneva che sul lungomare, dove i lavori alla pista ciclabile impongono un limite di 30 km/h, fossero stati piazzati rilevatori di velocità per colpire i trasgressori. Un’ipotesi analoga era stata avanzata anche per via Fardella, dove il limite di 30 km/h è attivo da anni, ma senza alcun controllo elettronico. In realtà, non esistono dispositivi del genere né sul lungomare né altrove, come precisato dalle autorità.
Nonostante le smentite, i commenti online dimostrano quanto sia semplice far attecchire simili notizie. C’è chi si è detto sollevato per l’assenza di autovelox, sottolineando come un limite così basso possa risultare eccessivo in alcune zone, specialmente se imposto su strade mal illuminate o strette. Qualcun altro, invece, ha ribadito l’importanza di regole severe contro chi supera i limiti di velocità, ritenendo la prevenzione più efficace delle multe.
Tra le critiche, non sono mancate osservazioni taglienti sulla gestione politica della sicurezza stradale. Un utente ha ironizzato sul fatto che limitare la velocità a 30 km/h non mette realmente in sicurezza le strade, ma sembrerebbe piuttosto un tentativo di “fare cassa” sfruttando le sanzioni. Altri si sono limitati a commentare con rassegnazione, sottolineando la pericolosità di certe strade indipendentemente dai limiti imposti.
Mentre la fake news si sgonfia, resta il problema di una disinformazione che trova sempre terreno fertile. Il dibattito, seppur innescato da una bufala, porta alla luce una questione reale: come garantire una sicurezza stradale efficace senza cadere in misure percepite come punitive o inutili? La strada per la sicurezza, a quanto pare, è ancora lunga.