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10/10/2024 06:00:00

 Il futuro dell'olio EVO è in mano ai giovani. Intervista a Aurora Moceri

Aurora Moceri risponde al telefono con una voce risoluta che quasi stupisce, considerati i suoi ventitré anni. Il peso decisionale dell’impresa di famiglia, l’azienda Agricola Moceri di Campobello, comincia a spostarsi – seppur a piccoli passi – verso i suoi componenti più giovani, e Aurora, una dei quattro figli di Giuseppe Moceri, già indossa i panni della giovane imprenditrice con una certa naturalezza. Tanto da aver già lanciato sul mercato il suo progetto, insieme alla madre e alla sorella: una linea di prodotti di bellezza (o di skin care, per utilizzare un inglesismo più attuale) a base di olio EVO del Belice, le cui proprietà benefiche – ormai riconosciute – sono ancora poco sfruttate al di fuori del settore gastronomico. Ma la sua energia di innovatrice va ben oltre il prodotto in sé. Il lavoro di Aurora Moceri ha infatti introdotto un cambiamento nei processi di vendita, che sotto la sua guida si fanno smart, innovativi e perfettamente in linea con i trend attuali. È un nuovo passo nel mercato oleario della Valle del Belìce, un passo che – forse – poteva essere compiuto da un volto nuovo (e soprattutto giovane) dell’imprenditoria. Le abbiamo fatto qualche domanda.

Aurora, da cosa nasce la decisione di puntare su un prodotto nuovo, sfruttando una materia prima antica, millenaria?

«L’idea di una linea di prodotti di bellezza a base di olio EVO di Nocellara del Belice arriva da mia madre, che fa parte dell’azienda agricola Moceri da più di vent’anni. Siamo riuscite a realizzarla soltanto quest’anno, soprattutto grazie al supporto di mia sorella (gemella, ndr) e alla sua esperienza come biologa. Quando sono entrata in azienda, due anni fa, ho voluto approfondire ogni aspetto della cultivar Nocellara del Belice, anche sul piano delle sue componenti. A marzo di quest’anno, per fare un esempio, ho iniziato a frequentare un master di Business Management dedicato all’olio EVO. Il mio impegno in questo senso è massimo. Il nostro olio, varietà monocultivar Nocellara del Belice, possiede proprietà curative per la pelle, ma non solo, e il nostro obiettivo dal giorno del lancio della linea Biometica Oil è quello di far conoscere al pubblico i risultati che si possono raggiungere, risultati che renderemo noti a breve tramite un report a cui stiamo lavorando da mesi.»

Che una ragazza poco più che ventenne scelga di seguire le orme dei genitori, e quindi di lavorare nell’azienda di famiglia, non è una rarità soprattutto in Sicilia dove le PMI a conduzione familiare costituiscono oltre il 70% del tessuto economico. Molte di queste però fanno fatica a gestire il passaggio generazionale. Il 13%, si stima, non arriva alla terza generazione.
Cosa ti ha spinto a dedicarti all’azienda dei tuoi genitori?

«Agricola Moceri è un’azienda con una storia lunga. L’ha fondata mio nonno, Angelo Moceri, negli anni cinquanta e mio padre Giuseppe, che è oggi a capo dell’azienda, lo ha affiancato fin da piccolo nella gestione dei processi operativi. Già con mia madre, che è entrata in azienda nel 2003, un certo cambiamento c’è stato: da quel momento in poi si è allargato il paniere della produzione, la commercializzazione si estesa anche ai prodotti tipici siciliani. La nostra spinta è stata sempre quella dell’espansione. Due anni fa, quando ho deciso di entrare in azienda, ho vissuto quel momento come una sorta di “riscatto”. Volevo esorcizzare la paura che fosse vero quello che pensano in molti, cioè che qui, in provincia di Trapani, non si fa mai niente. Anzi, che qui non cambia niente. Anche per questo ho voluto fortemente rimanere in Sicilia, riuscendoci, e aiutare i miei genitori nello sviluppo dell’azienda. Per dimostrare al mondo che non è così.»

Credi che sia difficile fare impresa in un territorio come la provincia di Trapani? Soprattutto per imprenditori giovani come te.

«Per come la vedo io, la risposta giusta a chi dice che “qui non cambia mai niente” è solo una: volere è potere.»

Però per i ventenni che vogliono iniziare a fare impresa adesso, partendo da zero e quindi senza avere alle spalle un’azienda già avviata, è un po’ difficile.

«Sicuramente non è facile farsi strada da soli. Ma la voglia di riuscire in quello in cui si crede è un fattore essenziale: è la voglia di crescere, prima di tutto, che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi aziendali. Io personalmente, e così anche la mia famiglia, credo tantissimo nelle potenzialità del nostro territorio. Per quello che ho visto, fare impresa nella Valle del Belìce non è impossibile, a patto però di proporsi al pubblico in modo innovativo. Oggi, per esempio, i social media rappresentano un canale fondamentale per farsi conoscere dal pubblico, o almeno così è stato per me. Ma più di questo, ha influito il messaggio che sui social abbiamo trasmesso: l’entusiasmo che io stessa provo per i prodotti di skin care che abbiamo creato è arrivato anche a chi ci segue, finendo per coinvolgerli. In fin dei conti, è lo stesso percorso che hanno seguito i miei genitori quando hanno portato l’azienda a espandersi, già negli anni duemila. Con l’unica differenza che, oggi, gli strumenti sono cambiati e bisogna stare al passo».

Quindi, i social come punto di svolta.

«Con i social puoi raggiungere migliaia di persone, e sì, sono stati un punto di svolta per noi. Anche perché ci hanno aiutato due volte: a farci conoscere, sicuramente, ma anche a capire cosa proporre e come proporlo. In qualche modo è una ricerca di mercato. Per esempio anche TikTok, per quanto stigmatizzato, ci sta aiutando molto per dare uno slancio alla nostra linea di cosmesi.»

Un’azienda, pur mirando com’è ovvio al profitto, può avere anche un forte impatto sociale, diretto e indiretto. Se consideriamo la situazione economica della provincia di Trapani, di cui il livello degli stipendi è perfetto indicatore, possiamo anche dire che un’imprenditoria sana sarebbe capace di risollevare le sorti del nostro territorio.
Qual è il tuo impegno, in tal senso?

«Partiamo dal presupposto che abbiamo sempre cercato di far lavorare la gente del nostro territorio. Dal packaging al marketing, fino alla consulenza fiscale: qualsiasi aspetto della nostra attività gestito da terze parti è affidato a professionisti siciliani. Certo, la nostra è ancora una piccola azienda. Se escludiamo gli stagionali a lavorarci siamo in cinque: io, mia sorella Chiara, i miei genitori e il mio ragazzo. Ma tra i nostri obiettivi futuri abbiamo anche quello di espandere l’organico. Dare lavoro, insomma. Soprattutto alla gente che vive qui.»

Questo mi dice che non temete la mancanza di talenti.

«Finora qui in zona, nella provincia di Trapani e in quella di Palermo, abbiamo sempre trovato professionisti competenti. Questo vale sia per i nostri consulenti e tecnici, che sono per noi fondamentali, sia per le aziende che ci hanno seguito nel lancio di Biometic Oil. È vero però che trovare personale, specie stagionali, è difficile: per quello che ho visto io, dipendenti con senso di responsabilità e una forte etica del lavoro sono rari. Credo sia un problema dovuto al pregiudizio: spesso chi si avvicina alla nostra azienda è già prevenuto, ha paura di non venire pagato in tempo o adeguatamente. Ma ha anche a che con un certo tipo di mentalità, chiusa e poco lungimirante.»

Quindi che consiglio daresti a un tuo coetaneo che vuole fare carriera qui in Sicilia?

«Direi di guardare con occhi nuovi alla realtà che ci circonda. Di non chiudersi, dando peso solo a quello che succede qua, ma di osservare il mondo fuori e prenderne il meglio. I miei genitori mi ripetevano sempre una frase: un piede qui e un piede fuori. Un modo per dire che non ci dobbiamo fermare al posto in cui siamo, accontentandoci. È vero, iniziare è complicato, specialmente per chi non ha i fondi che servono. Anche per questo un ruolo spetta alla politica regionale e nazionale, se non altro per spianare la strada a chi vuole iniziare a fare impresa. Penso per esempio agli iter burocratici che ad oggi sono stati il nostro ostacolo più grande. Al ruolo della consulenza aziendale, che ha un costo difficile da gestire nelle fasi iniziali. Però gran parte dello sforzo spetta a noi. Madre Natura è stata generosa con la Valle del Belice, abbiamo potenzialità non indifferenti e dobbiamo imparare a sfruttarle. Il futuro, dopotutto, è nelle nostre mani.»

Daria Costanzo