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26/06/2022 06:00:00

A Salemi, città delle cene, non ha fortuna la "Mazza di San Giuseppe". Un appalto tormentato...

In un qualsiasi volume di botanica l’Oleandro, un arbusto sempreverde e dai fiori multicolori, viene denominato anche “Mazza di San Giuseppe”.

Uno dei Vangeli Apocrifi racconta che i pretendenti della Vergine Maria dovettero deporre sull'altare una verga. Quella portata da San Giuseppe, ricavata da un Oleandro, appena deposta germogliò ricoprendosi di fiori bianchi. Era il segno divino che si aspettava.

Da qui il nome popolare di “Mazza di San Giuseppe” della pianta.

Su queste colline di Salemi, dove il santo falegname gode di una devozione superiore a quella riservata al suo patrono, questo arbusto comune dai tempi dei tempi e che ha sempre colpito l’immaginazione collettiva, dovrebbe essere la pianta simbolo del paese.

Parrebbe invece che l’Oleandro non si addica al paese degli Altari e delle Cene.

Ma solo quando a piantarlo ci pensa l’Ente Comune.

Ma non quando vegeta spontaneamente, perche il territorio ne e’ pieno e in tutte le sue fantasmagoriche fioriture.

Per capire di cosa stiamo parlando, occorre fare un passo indietro nel tempo.

Ai giorni precedenti all’arrivo del capo dello Stato Giorgio Napolitano a Salemi.

Era l’11 maggio del 2010 e il motivo della sua venuta fu la celebrazione in pompa magna l’anniversario del 150° dell’Unita’ d’Italia. Spesso quando si pone l’accento su una ricorrenza, lo si fa per autocelebrarsi. In questo caso il narciso di turno era il sindaco di allora Vittorio Sgarbi.

Ebbene in quei giorni, si consumò l’ennesima farsesca e frenetica corsa agli abbellimenti, ai ritocchi di tutti gi angoli della città.

La classica operazione “della polvere sotto il tappeto”, simile a quella (come gli anziani ricordarono) che andò in scena per la visita del Re di Savoia alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso. In quell’occasione le strade attraversate dal monarca vennero “dipinte” con il bitume in modo da apparire asfaltate.

L’Amministrazione Sgarbi non badò a spese (si tenne persino un cocktail di gala in un palazzo patrizio con circa 500 invitati!).

Novanta mila euro solo per la messa a dimora di un centinaio di piante di oleandro poste nella via Favara, all’ingresso del paese.

Destinate a morire miseramente nel giro di pochissimi mesi con l’ingresso alla città ritornato al suo squallore, certamente non adeguato alla Capitale d’Italia, sia pure per un giorno.

E senza dubbio, non un bel biglietto da visita in tutti questi anni, soprattutto se si pensa che nel frattempo Salemi era entrata nel club dei borghi più belli d’Italia.

Spinta da queste motivazioni, crediamo, nei primi mesi dello scorso anno, l’attuale Amministrazione Comunale decise di stanziare meno di cento mila euro, per la precisione 61.375,78 euro, per” incrementare la presenza di verde pubblico in città”.

Iniziando proprio dalla citata Alberto Favara, la porta d’ingresso alla città per chi arriva dall’autostrada A29. Questa volta, forse per scaramanzia, però non degli oleandri sono state messi a dimora, ma lantane e arbusti di rosmarino strisciante.

Mentre in uscita, sulla via Rocche San Leonardo, in direzione Marsala, e all’altro ingresso dalla Statale 188, arrivando da Vita, sono state collocate, ahimè, piante di oleandro.

Avvertiamo il lettore che questa storia floreale che stiamo raccontando ci serve da pretesto per tentare di fare capire anche come funziona il sistema degli appalti, quali tempi occorrono, e quali procedure si seguono in questa terra di Trinacria.

Il tutto, ovviamente, nella legalità. Questa magica parola che sentiamo pronunciare in ogni cerimonia pubblica.

Nella primavera del 2021, come dicevamo, l’Amministrazione comunale presieduta da Domenico Venuti, decide “di porre il primo tassello di un percorso che riguarda il verde pubblico e il decoro della città di Salemi”, indicendo una gara d’appalto per “lavori di manutenzione straordinaria di opere per verde pubblico”.

Nel successivo maggio, risultò aggiudicataria l’Impresa Costruzioni Generali e Servizi d’Ingegneria s.r.l. di Messina, in avvalimento con l’Impresa “Pettinato Costruzioni” sempre di Messina e in subappalto alla “Vivai del Sole” di Zizzo Giulia di Marsala.

A parte il termine “avvalimento” che lasciamo ad esperti legulei, noi, che tali non siamo, siamo rimasti stupiti per il lungo periplo dell’Isola che si e’ dovuto percorrere da Capo Peloro a Capo Boeo, per la messa a dimora di quattro piante, quando sarebbe bastato il tratto piu’ breve, la strada che unisce Salemi a Marsala.

Come ci ha stupiti la moltitudine di presenze che vede una ditta vincitrice di una gara in avvalimento con una seconda la quale, a sua volta, la cede in subappalto ad una terza. Il tutto per “soli” sessantamila euro ( si fa per dire)! Neanche si fosse trattato di una fornitura di gas ucraino!

E’ il mercato, bellezza, direbbero gli appassionati del libero mercato fatto con soldi con soldi pubblici, però!

Ad ogni modo, questa la cronologia degli episodi:

Il 26 maggio del 2021 viene redatta la determina di aggiudicazione definitiva dell’appalto.

Il 26 giugno viene nominato il direttore dei lavori, il geometra Vito Scalisi.

Il 15 luglio 2021 viene stipulato e registrato a Castelvetrano il contratto di appalto

Il 30 settembre 2021viene autorizzato il subappalto alla ditta Vivai del Sole di Zizzo Giulia di Marsala

Il 5 ottobre 2021 viene convocato l’O. E. per la consegna dei lavori.

Il giorno dopo, il 6 ottobre, il geometra Vito Scalisi rinuncia all’incarico di direttore dei lavori e viene assunto dall’arch. Paola Aguanno, responsabile del settore LLPP del Comune.

L’ 8 ottobre vengono consegnati i lavori.

Tutto sembra, a questo punto, avere il vento in poppa. Nessun ostacolo all’orizzonte, capitano!

E cosi a metà ottobre fiato alle trombe! L’esercito dei copia-incollisti annuncia: “Operai al lavoro a Salemi per gli interventi di piantumazione del verde pubblico. Gli addetti della ‘Costruzioni generali e servizi di ingegneria’, ditta che si è aggiudicata la gara indetta dal Comune”. Evviva!

Ed invece, il 22 dello stesso mese, scoglio in vista! Navigazione interrotta.

Vengono inaspettatamente sospesi i lavori. Motivo? “lmpossibilita’ di potere garantire un regolare svolgimento dei lavori, nelle more della redazione della perizia di variante n.1.

Non di more di rovo, ovviamente, si tratta. Non stiamo parlando della “Mazza di San Giuseppe”? Ebbene, come per effetto di una damnatio memoriae , l’arbusto ha comincia a dare i primi segnali che preoccupano gli esperti.

Ma bisognerà aspettare 4 mesi, niente di meno il 15 febbraio di questo anno 2022, per la ripresa dei lavori ( giusto il tempo che ci vuole in Cina per costruire 10 ospedali) per “effettuare la manutenzione del verde già piantumato” giusto come si legge nelle carte.

Ma due giorni dopo, il 17 febbraio, i lavori vengono sospesi nuovamente.

La motivazione? Sempre nelle solite “more”, non di rovo anche questa volta, della redazione della perizia di variante n. 1.

Il 23 marzo del corrente anno 2022 viene approvata una variante in corso d’opera.

Il 3 maggio, finalmente, i lavori sembrerebbero essere stati ripresi, almeno stando ad un verbale redatto in pari data.

Ma nel frattempo la damnatio memoriae ha fatto il suo infausto percorso.

Tanto da indurre l’arch. Paola Aguanno a convocare telefonicamente il signor Antonino Gugliandolo da Messina , nella qualità di procuratore e direttore tecnico dell’Impresa Costruzioni Generali e Servizi d’Ingegneria s.r.l, aggiudicataria dell’appalto. Occorre urgentemente un sopralluogo, dice l’architetto al telefono.

Che viene effettuato il 19 Maggio, in presenza anche dell’assessore ai LLPP Calogero Angelo.

Ne scaturisce l’impegno da parte del rappresentante dell’impresa di “sostituire tutti gli oleandri dal fogliame giallo e in stato di sofferenza”. Nel verbale si legge anche che “gli interventi di manutenzione non debbono limitarsi alla semplice innaffiatura ma anche alla diserbatura e apposizione di idoneo fertilizzante”.

Sottolineature queste che, onestamente, alla luce dello stato attuale delle piante, ci fanno sorridere amaramente. Chiunque, anche un non esperto, si accorge di essere in presenza di una ecatombe annunciata.

L’8 giugno, infine, l’architetto Aguanno ritornando alla carica, ha rammentato al signore Gugliandolo l’impegno sottoscritto meno di un mese prima e lo ha invitatto alla “sostituzione delle piante prive di vita vegetativa” fissando il termine di 12 giorni per avere un riscontro.

Nel frattempo, sui social infuria la polemica dei soliti disinformati.

Qualche fannullone, dipendente di un Ente pubblico, addirittura ha trovato il pretesto per insinuare chissà quale malaffare per il manufatto in corso d’opera all’ingresso della città. Cosa da querela.

Noi siamo convinti invece che e’ tutto il sistema degli appalti a dovrebbe essere rivoltato come un calzino.

La breve storia raccontata sul triste destino a cui e’ andato incontro nuovamente la “Mazza di San Giuseppe lo conferma.

Un sistema che non giova a nessuno. Forse solo agli scettici di sempre che vogliono che tutto resti immutabile. Mentre e’ vera follia aspettarsi risultati diversi lasciando le cose cosi come sono.

Tutto il resto e’ sicilitudine.

Franco Ciro Lo Re