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06/07/2020 06:00:00

L’impianto di compostaggio tra Mazara e Campobello, e quelle perquisizioni a caccia di Messina Denaro

Fa paura a molti l’impianto di compostaggio che si vorrebbe realizzare in zona San Nicola, a Mazara del Vallo, a poche centinaia di metri dalla bella borgata di Torretta Granitola.

Un impianto per cui l’iter sta andando avanti, e che sta ricevendo diversi “no” da parte del mondo politico, delle associazioni e dei cittadini. Ma ci sono anche aspetti poco chiari riguardo all’assetto societario della ditta che vorrebbe realizzare l’impianto. Aspetti che legano la società ad un’inchiesta antimafia volta alla ricerca del super latitante Matteo Messina Denaro.


L’impianto lo vorrebbe realizzare la società I.C. Costruzioni, di Mazara del Vallo, che ha presentato alla Regione istanza di verifica di assoggettabilità del progetto alla Via, la valutazione di incidenza ambientale. Nei giorni sull’albo pretorio del COmune di Mazara e sul sito della Regio ne sono stati pubblicati i documenti relativi al progetto.


In particolare “la proposta progettuale –si legge nella documentazione depositata- consiste nella sistemazione e impermeabilizzazione del suolo, e nella realizzazione dei fabbricati e delle opere necessarie al conferimento, pretrattamento, alla biostabilizzazione accelerata, e alla maturazione lenta e finale, al fine di ottenere il compost come da requisiti normativi. Verranno inoltre realizzate delle tettoie per la vagliatura finale, e lo stoccaggio del compost maturo e dei sovvalli. Saranno inoltre realizzati tutti i presidi ambientali per la raccolta, il trattamento ove necessario, e il controllo delle emissioni, nonché i sistemi di protezione attiva antincendio”. Il costo complessivo dell’opera è di 2.540.000 euro.
L’impianto dovrebbe sorgere in contrada San Nicola, al confine con Torretta Granitola, nel comune di Campobello. L’area ha un’estensione di 40.540 mq, e dista circa 767 metri dal centro abitato di Torretta Granitola, 2.105 m dal villaggio turistico di Kartibubbo, 7.173 m dal centro abitato del comune di Mazara del Vallo e circa 734 m dalla linea di costa.

 


L’impianto di compostaggio in questione è stato concepito per trattare principalmente la frazione organica proveniente da raccolta differenziata effettuata dal servizio di igiene urbana, o rifiuti speciali assimilabili agli urbani biodegradabili. Un totale complessivo di rifiuti di circa 150 tonnellate al giorno.


Un progetto che è stato accolto da molte perplessità da parte di esponenti politici e contrarietà da parte dei cittadini e delle associazioni ambientaliste.
“Siamo contrari ad un impianto del genere e di tali dimensioni a poche centinaia di metri del borgo marittimo di Torretta Granitola che ha una vocazione turistica”, ha detto il presidente dell'associazione Torretta CambiaVento, Giuseppe Scilabra.
Quest'area andrebbe riqualificata vista la sua vicinanza a zone Sic e Zps. Non vogliamo immaginare l apresenza di un impianto di tale portata, anche per il traffico quotidiano di camion di rifiuti”. L'associazione insieme al Centro Studi La Voce e altre associazioni ambientaliste hanno studiato il progetto e presentato le osservazioni contro la sua realizzazione.

Nel frattempo emerge un aspetto inedito e da tenere sotto osservazione sulla società che vorrebbe realizzare l’impianto.

 


La società è la I.C. Costruzioni, con sede a Mazara del Vallo.
Il capitale sociale è di 10 mila euro, di cui versati 2500. Soci sono Nicolò Chiaramonte e la madre Giuseppa Santospirito, che è amministratore unico della società, e rispettivamente hanno il 10% e il 90% delle quote.
Ma dietro questa società ci sarebbe Ignazio Chiaramonte, le cui iniziali si rifanno al nome della società fondata nel 2013, padre e marito dei soci titolari.

Il nome di Ignazio Chiaramonte però non è nuovo, soprattutto alle cronache giudiziarie.
E’ tra le 25 persone indagate in un’operazione antimafia scattata a novembre del 2018 nell’incessante caccia al super latitante Matteo Messina Denaro.
Quel giorno le forze dell’ordine hanno messo a ferro e fuoco diverse abitazioni tra Mazara del Vallo, Castelvetrano e Campobello di Mazara, con una serie di perquisizioni per cercare indizi utili alla ricerca del super latitante. Venne anche arrestato un uomo d’onore della famiglia mafiosa di Mazara. Tra i nomi noti coinvolti in quell’operazione c’erano anche Vincenzo Leone, ex deputato socialista. Maria Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro. Vito Signorello noto alle cronache giudiziarie legate a cosa nostra nel belicino.


Tra gli altri nomi noti: Francesco Martino è stato consigliere comunale a Castelvetrano nel 2014 con l'Udc e poi passato ad Articolo 4. Baldassare Di Gregorio è titolare di un'autofficina di Mazara del Vallo e considerato vicino a Vito Gondola. Baldo Triolo è fratello di Antonino Triolo, già arrestato perché sarebbe l'anello di congiunzione fra Gaspare Como e il reggente della famiglia di Partanna, Nicola Accardo.


E poi tra gli indagati, appunto, Ignazio Chiaramonte, padre e marito dei titolari della società che vorrebbe realizzare l’impianto di compostaggio della discordia.
Chiaramonte senior ha subito in quell’occasione la perquisizione da parte delle forze dell’ordine in cerca di indizi utili per fare terra bruciata attorno al boss Messina Denaro, risultando nella lista degli indagati.


Quello dei rifiuti in Sicilia è uno dei settori più redditizi e a rischio infiltrazioni mafiose come dimostrano numerose inchieste messe in atto negli ultimi anni. Gli interessi delle organizzazioni criminali sul business dei rifiuti è stato messo nero su bianco anche nell’ultima relazione della commissione parlamentare Antimafia, che delinea quanto l’intero ciclo dei rifiuti sia stato negli ultimi 20 oggetto di scelte politiche disastrose e interferenze della criminalità.