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14/07/2020 06:00:00

Tranchida e i suoi "figli", tempi duri. Servono risposte, serve la politica 

 Tempi duri per i figli del P.U.T. , il Partito Unico di Tranchida, che fu Sindaco di Valderice, e poi di Erice, come oggi lo è di Trapani, e in questo cursus ha dimostrato di essere la soluzione vivente al dilemma, ora nuovamente di moda, della grande città Trapani - Erice. E' lui la grande città, è lui l' amministratore sostenuto da un solo partito, il Put, appunto, di un solo uomo, un solo pensiero, un solo grande fronte verso il radioso sol dell’avvenire. Una specie di Putin, ma con più nebbie ericine intorno. 

Le inchieste di T24 prima, e l’accelerazione sull’indagine in merito ai parcheggi dopo, hanno alzato il velo non tanto su condotte penali (il Put, essendo partito della legalità non fa mai nulla di illegale…) ma su modi di fare, complicità, stili che fanno storcere la bocca a tanti di noi, che pure di cose ne abbiamo viste, in questo territorio.

Siccome si parla, e tanto, e si vive di sospetti, e di previsioni, e il leader del Put annuncia colpi di scena e cose mai viste, cerchiamo di tenere fermo un punto, che è dirimente. Ed è quello della legalità. E’ un concetto che ho scritto più volte ma che a quanto pare ho scritto male, e dunque ripeto: un fatto è notizia al di là se è legale o meno. Un giornale non è una Procura. A noi interessano i fatti.

Ecco, concentriamoci sui fatti. Su quella che potremmo chiamare la contingenza. E i fatti ci raccontano di un sistema di potere che forse abbiamo leggermente sopravvalutato in scaltrezza e stile, se la Sindaca sospesa di Erice, Daniela Toscano, si confonde per un parcheggio e per 10.000 euro, se il fratello avvocato e consigliere comunale utilizza le ex fidanzate come la Findomestic, se il marito di una Sindaca va in giro a minacciare persone in un modo da far impallidire anche un “portarobbe” di San Giuliano.   I fatti contingenti sono questi.

Se i Toscano bros impostano bene la loro difesa ne potranno uscire fuori. Hanno dalla loro l’evanescenza del reato (non del fatto, del reato …) : una condanna per abuso d’ufficio, oggi, in Italia, è cosa rara, per la fumosità della descrizione del reato, i tempi lunghi dei processi, gli orientamenti recenti della giurisprudenza.

Ma quello che emerge dalla vicenda dei parcheggi ad Erice, ci pone delle domande, e non sono le domande alle quali dovrà rispondere Daniela Toscano, ma riguardano ancora una volta Giacomo Tranchida, leader del Put, che sull’imprenditore Agliano - autore delle circostanziate denunce dalle quali è partito tutto - si è lasciato andare ad offese inqualificabili (neanche fosse un consigliere comunale di opposizione... ) e allora insieme alle domande che abbiamo fatto l’altra volta, a proposito di San Giuliano, ne aggiungiamo altre. Sapeva o non sapeva che il suo consigliere comunale Massimo Toscano era socio occulto del parcheggio tanto caro alla sua Sindaca? Se sapeva, e non ha parlato, è grave, certo, ma se non sapeva per me è peggio, vuol dire che al vertice del Put è stata tradita pure la fiducia all'interno del "cerchio magico" di Tranchida. Ancora, perché Massimo Toscano non fu fatto più assessore un’estate fa? Perché era indagato? E perché il Sindaco Tranchida non lo ha detto? Mi allargo: se per un semplice parcheggio succede tutto questo, chi ci garantisce della trasparenza della pubblica amministrazione in altri casi, altre vicende, altri giri d'affari ben più importanti? 

Sono domande importanti, queste come le precedenti, che meritano una risposta perché hanno a che fare con la politica, non tanto con le aule di tribunale. 

Il Put, il partito unico di Tranchida, è come la Juve. Squadra vincente, anche forte, ma che gode di parecchia stampa amica (se un decimo delle cose per le quali è indagata Toscano le avesse fatte, che ne so, l’imputato a vita Antonio D’Alì, avremmo avuto articolesse infinite sul "sistema Trapani" ... ) e anche di una certa sudditanza psicologica da parte di coloro che dovrebbero essere arbitri, in questo campo così difficile e con squadre spesso dalle maglie identiche. 

A noi, che al Put e al suo vertice siamo invisi, perché crediamo nella laicità del giornalismo, perché ci piace coltivare dubbi e porre domande, perché siamo allergici al pensiero unico (soprattutto quando si ammanta delle insegne dell’antimafia), resta la consolazione di essere, piuttosto che figli del Put,  dei semplici figli di put. Ma, di questi tempi, è davvero un vanto.

Giacomo Di Girolamo