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03/03/2015 07:00:00

Pantelleria, ex frate condannato per pedofilia anche in appello

E’ stata confermata dalla Corte d’appello di Palermo la sentenza con cui, lo scorso anno, il Tribunale di Marsala ha condannato a nove anni di carcere un ex frate originario di Pantelleria, il 39enne Biagio Alberto Almanza, per violenza sessuale su un minore. Accusa con la quale Almanza era stato posto agli arresti domiciliari dalla Squadra mobile di Trapani nel novembre 2012. A chiedere il provvedimento, accordato dal gip Francesco Parrinello, fu il pm Giulia D’Alessandro. La misura restrittiva gli fu notificata in un convento in provincia dell’Aquila, dove l’uomo aveva cercato di isolarsi dal mondo dopo una vecchia condanna per pedofilìa, ormai definitiva, subìta a Milano. Davanti al Tribunale di Marsala, ad Almanza è stata contestata la violenza sessuale su un ragazzo di 12 anni, figlio di una coppia di Pantelleria con la quale aveva stretto un rapporto d'amicizia. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, l’imputato avrebbe più volte abusato del ragazzino in momenti in cui era rimasto da solo con lui. I fatti contestati risalgono al 2008. Prima che prendesse i voti. Anche se, a quanto pare, per carpire la fiducia dei genitori della vittima, si fingesse già frate. A svolgere le indagini è stata la Squadra mobile di Trapani, che si attivò nel 2011, dopo una segnalazione di “Telefono Azzurro” (numero 19696). La notizia criminis, “veniva riscontrata – spiegò la polizia - dall’attività di indagine espletata in cui emergeva fortemente lo stato di malessere e sofferenza in cui versava il giovane, vittima incolpevole di quanto patito”. Ad accorgersi del malessere del ragazzino fu la madre, con la quale questi, poi, si confidò. Nel processo, i genitori si sono costituiti parte civile. Ad assisterli è stato l’avvocato Ivan Gerardi. La Corte d’appello ha confermato anche la condanna al pagamento di una risarcimento danni in favore della parte civile di 40 mila euro.

DIFFAMAZIONE. E' ripreso ieri il processo davanti al giudice monocratico a carico dei giornalisti Nicola Baldarotta (difeso dall'avvocato Valerio Vartolo) e Paola Musumeci (difesa dall'avvocato Paolo Paladino) per diffamazione. Il processo nasce dalla querela di Vincenzo Scirè che coinvolto nell’operazione antimafia ‘’Golem 2’’, che il 15 marzo 2010 vide finire in carcere numerosi presunti affiliati a Cosa Nostra e fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, probabilmente per un equivoco finì, su diversi organi d’informazione, nella lista degli arrestati. In realtà, era ‘’soltanto’’ indagato (subì una perquisizione). Sono stati sentiti i testimoni Greco e Todaro, entrambi giornalisti, i quali rispondendo alle domande dei difensori degli imputati hanno precisato che la notizia riguardante l'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Scire', per cui i due imputati si ritrovano a processo per diffamazione, fu data a seguito di un comunicato stampa emesso dalla stessa polizia giudiziaria.
Prossima udienza il 1 giugno, per esame degli imputati e discussione.