Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/05/2024 18:03:00

"Offrire alla madre ogni sostegno per evitare l'aborto"

 Gentile redazione di Tp24,

vi scrivo in merito all’articolo dal titolo “Sui Movimenti pro-vita cattolica nei consultori”. Volevo esprimere la mia preoccupazione per quella che, a mio modesto avviso, sembra essere una pericolosa visione ideologica della questione nell’articolo espressa e che allontana l’attenzione dalla reale priorità di offrire alla madre ogni sostegno possibile al fine di superare le cause che possono portare all’aborto.

Una buona parte della legge n. 194 del 1978, infatti, si sofferma proprio sull’obiettivo di sostenere le donne che vivono una difficoltà nel portare avanti la gravidanza. Non a caso lo stesso art. 2 della medesima legge prevede la possibilità che i consultori si avvalgano di associazioni che possono sostenere la maternità.

Trovo, quindi, incomprensibile parlare di libera scelta della donna e di diritto all’autodeterminazione e allo stesso tempo cercare di censurare ed escludere i concreti aiuti alla maternità solo perché arrivano da associazioni “cattoliche”. Anzi quest’ultima obiezione appare, tra l’altro, palesemente discriminatoria della fede religiosa dei volontari che operano in questi enti.

Un approccio imparziale alla questione dovrebbe portare a considerare come utile ogni aiuto che giunge alla madre, finalizzato a superare le difficoltà che la stanno portando alla drammatica richiesta di abortire, indipendentemente dalle motivazioni personali o religiose di chi offre gli aiuti. Sostenere che, così facendo addirittura, si minaccia la libera scelta della madre appare una contraddizione radicale in termini, un pericoloso travisamento della realtà. Quale donna, infatti, può considerarsi libera di scegliere, se non ha pari possibilità di portare avanti la gravidanza con tutti gli aiuti che le sono necessari?

L’autrice dell’articolo poi si avventura in una anacronistica discussione (almeno così credevo) su quando l’embrione umano debba considerarsi essere umano. Mi limito a citare il Comitato Nazionale per la Bioetica che con parere reso il 22 giugno 1996 “Identità e statuto dell’embrione umano” ha così concluso: “Il Comitato è pervenuto unanimemente a riconoscere il dovere morale di trattare l'embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone[…]”

In conclusione faccio presente come nel nostro “inverno demografico” dovremmo stringerci intorno e a sostegno di ogni possibile vita umana nascente che viene minacciata nella persona della propria madre, invece ci perdiamo in infinite polemiche per decidere se, come, perché ed in particolare da chi possono arrivare gli aiuti alla maternità. Se poi si è anche dei volontari cattolici, sembra meglio neanche dirlo, si rischia di essere banditi dalla della questione. “mala tempora currunt” (sic!).

Cordialemente

Sorrentino Giuseppe

 

I movimenti che si ispirano alla Chiesa Cattolica aderiscono alla posizione ufficiale della stessa, ossia che l'aborto sia sempre moralmente sbagliato, in quanto si considera la vita umana sacra fin dal concepimento. Tuttavia, e per fortuna, esistono alcune situazioni in cui alcuni teologi cattolici e studiosi di etica ritengono che l'aborto possa essere considerato meno grave o addirittura giustificabile, anche se mai preferibile. Come dire: il dibattito è sempre aperto. E lo è anche all'interno dello stesso Comitato Nazionale per la Bioetica che nel 2023 si è pronunciato dando un parere sul tema "L'obiezione di coscienza nell'ambito delle professioni sanitarie" sottolineando la complessità e delicatezza delle questioni relative all'aborto e l'importanza di una valutazione attenta e caso per caso, che tenga conto di tutti i fattori coinvolti, compresa la salute fisica e psicologica della donna, le sue convinzioni personali e le circostanze socio-economiche. Citazione anacronistica potrebbe invece essere quella a cui si fa riferimento con il parere espresso nel giugno del1996,  documento in cui si parla anche di: incertezza sullo statuto di persona in una certa fase precoce...
Le associazioni cattoliche possono dare e danno un grande contributo alla società, e spero non smettano mai di farlo, nei consultori c'è bisogno di figure capaci di comprendere le motivazioni profonde che spingono una donna ad abortire e se è il caso anche a dissuaderla dal farlo. Ciascuno nel proprio ambito ma Viribus unitis.

Katia Regina