Quando è iniziato tutto l’iter per avviare i lavori del monumento, devo dire che non ero molto a conoscenza dei fatti. Sapevo soltanto che c’era stato un tentativo fatto addirittura dopo otto anni dallo Sbarco di Garibaldi, nel 1868. Il sindaco di Marsala di allora fece realizzare un busto di Garibaldi, che è l’unico che c’è a Marsala.
È quello che c’è a Porta Nuova…
Sì. È un busto ben fatto, non so chi sia stato l’artefice ma è un’opera affascinante ed è ancora integro.
Però questo busto aveva già un senso di provvisorietà . Nel senso che era un puntello nell’attesa di fare qualcosa di più grande.
Certo, era un qualcosa tanto per fare…. La gente di quel periodo aveva manifestato gratitudine all’Amministrazione che aveva voluto dare questo piccolo segno di attenzione a Garibaldi, ma tutti attendevano un monumento più grande, degno dell’impresa.
Passano poi altri decenni…
Nel 1891 l’Amministrazione Comunale fece realizzare una colonna sulla quale il progettista aveva realizzato due ali simbolo di libertà , come se l’unità d’Italia simboleggiasse libertà . Questa colonna è stata messa al porto di Marsala ed è rimasta lì per molto tempo, poi soggetta alle incurie del tempo la colonna è stata abbandonata lì.
Dov’è questa colonna adesso?
Questa colonna sarà dentro qualche magazzino del Comune o della Capitaneria di Porto…
Poi che succede ancora?
Poi ci fu un tentativo di fare un monumento vero e proprio. Allora era in voga il grande scultore trapanese Ettore Ximenes. Nel 1910, a cinquant’anni dallo sbarco, l’allora onorevole Vincenzo Pipitone, grande uomo politico marsalese, ha voluto fare stanziare dalla Camera dei Deputati 50.000 lire per far erigere un vero monumento, non solo un mezzo busto, e ha dato incarico a Ximenes.
Quindi un atto da mecenate…
Sì, l’Amministrazione non c’entrava niente. Ha voluto lui proporre il monumento alla Camera. 50.000 lire di allora corrisponderebbero a circa 1 milione di euro odierni. Ha fatto fare la scultura, che è un cippo grande, una specie di colonna quadrata con appese alcune altre sculture evocative. Anche questa è stata messa al porto e nel secondo dopo guerra è stata riportata alla luce per essere terminato. Ma Ximenes non è stato più pagato e la statua non è stata più completata, tant’è che c’è solo il basamento. Manca tutto il resto. Negli anni ’80 è stato preso il vecchio basamento a cura di qualche politico di turno ed è stato messo in Piazza Piemonte e Lombardo di fronte la discoteca, ed è stato poi sfrattato anche da lì.
I soldi allora li ha incassati il Comune?
La somma l’ha incassata ai tempi il Comune. Le 50.000 lire sono state incassate, ma Ximenes non è stato più pagato e i soldi sono scomparsi.
Facciamo un salto nel tempo, andiamo agli anni ’80…
Agli anni ’80 fa riferimento il progetto che il comune di Marsala dopo cento anni ha pensato di realizzare.
Questo progetto non nasceva da alcune mozioni approvate in Consiglio comunale in epoca fascista?
Anche Mussolini s’era impegnato a farlo fare, diciamo che tra il 1910 e gli anni ’60 abbiamo tante promesse. Ma ci sono sempre stati gli oppositori che vedevano Garibaldi non il titolare dell’unificazione ma un occupatore...
Negli anni ’60 poi?
Nel ’61 il Giro d’Italia fa tappa a Marsala. E’ una manifestazione eccezionale con le barche che arrivavano in porto con a bordo tutti i ciclisti vestiti di rosso. Una manifestazione eccezionale. Il Comune di Marsala nell’occasione fa fare un concorso nazionale per erigere un monumento. Tutte le premesse ci sarebbero state. Questo concorso ebbe sei o sette partecipanti e il vincitore fu l’architetto Emanuele Mongiovì, marsalese ma trapiantato a Roma, nella quale aveva dedicato tutta la sua vita nell’architettura.
Com’era Mongiovì?
Era uno dalla mano buona, le cose le faceva bene, ha fatto la Casa del Fascio di Ravenna, ha fatto anche l’ospedale di Caltagirone. Per me fu un grande maestro, una bella figura. Diceva sempre che “si era sposato con l’architettura”. E’ morto nel 1994, a 92 anni.
Quindi Mongiovì vince il concorso….
Dal momento in cui si fa in Consiglio Comunale l’approvazione del concorso con vincitore Mongiovì, si era pensato di fare spendere circa 90 milioni di lire. Ma passano due o tre anni e il progetto non aveva ancora esito . Nel ’63 Mongiovì per farlo continuare fa un preventivo di 200 milioni di lire.
E poi come andò a finire nel ’63?
Andò a finire che la Corte dei Conti bocciò il progetto che nel frattempo Mongiovì aveva presentato per un aumento di 200 milioni di lire, dicendo che soldi in più rispetto ai 90 milioni messi in bilancio non ce n’erano, e Mongiovì rimane col progetto in mano per questa scopertura finanziaria…