Tra queste c’era il Monumento ai Mille…
Il Monumento ai Mille è stato sempre un mio pallino. Tutti i parlamentari nazionali, dai primi del ‘900 agli anni ’70, si sono sempre impegnati ma non sono mai riusciti a far approvare una legge per la realizzazione a Marsala del Monumento ai Mille. Ricordo l’on. Pino Pellegrino, senatore comunista, che più volte ha presentato un disegno di legge che non veniva mai approvato: si bloccava sempre o alla Camera o al Senato.
E poi arriva lei…
Appena sono diventato deputato regionale, nel 1982, ho pensato di prendere l’iniziativa e ho presentato un disegno di legge all’Ars per realizzare a Marsala un Monumento ai Mille, hanno firmato altri colleghi, e non solo socialisti. Per avere il favore di tutti, abbiamo pensato di fare non uno ma due monumenti, uno per Garibaldi e i Mille a Marsala, un altro per i “picciotti” garibaldini a Palermo. La cosa strana è che in Commissione è stato approvato all’unanimità . Il provvedimento ha avuto il parere favorevole delle due Commissioni ai lavori pubblici e al bilancio.
E in aula …?
Al momento del voto finale qualcuno ha chiesto il voto segreto, io mi sono insospettito. Risultato: 33 contrari, 32 a favore; viene bocciata la legge. Ci sono rimasto malissimo perché non potevo mai immaginare che nel voto segreto mi fregassero.
Franchi tiratori. Oggi è prassi magari, ma una volta era una cosa scandalosa.
Ho pensato che da Catania o Messina, per gelosia, avevano votato contrario. Con grande rammarico mi sono dovuto rassegnare.
Poi è diventato assessore regionale?
L’anno dopo, nell’83, sono diventato assessore regionale al turismo, spettacolo e trasporti. Quindi ho pensato di evitare il disegno di legge e fare un decreto. E con l’ufficio del mio assessorato ho fatto fare la richiesta al Comune, secondo il progetto di Mongiovì della gara bandita nel 1961. Mongiovì infatti aveva vinto il concorso di idee bandito dal Comune di Marsala nel 1961, centenario dello sbarco. Solo che non c’erano i soldi per realizzarlo.
Li ha trovati lei, quei soldi…
Ho preparato un decreto di 1 miliardo 400 milioni di lire giustificandolo non solo per fare un monumento ma anche per realizzare un “Centro culturale garibaldino” e sfruttarlo come attrazione turistica.
Perché lei non poteva finanziare un monumento, essendo assessore al turismo.
Infatti Quindi la pratica va alla Corte dei Conti che registra il decreto, lo passo al Comune e si fa la gara d’appalto, vince una ditta di Trapani e inizia i lavori. Mongiovì era direttore ai lavori.
Quando iniziano i primi problemi?
Al momento di realizzare la vela troviamo le prime difficoltà . Mongiovì, che era un grande architetto, aveva l’idea di mettere un travertino particolare che noi non riuscivamo a trovare.
Perché un travertino particolare?
Perché il monumento era molto imponente con una vela altissima che da lontano doveva dare l’impressione di un numero mille, Garibaldi come un messia a prua. Addirittura la vela sarebbe stata visibile da Favignana. Per cui c’era necessità di un marmo particolare che non c’era nemmeno a Custonaci, città del marmo per eccellenza. Non c’era nemmeno a Massa Carrara. Sono andato io con Mongiovì, e non ne andava bene uno. Il risultato fu che i lavori rimasero fermi sei mesi. Dopodiché l’impresa costruttrice, che era bloccata, disse che non voleva guadagnarci dal lavoro, certo, ma nemmeno rimetterci.
Nell’ 89, infine, il demanio scopre che il monumento è abusivo. Mancava una variante urbanistica.
Sì.
Che figura…
La cosa strana qual è: nell’86 è venuto Craxi a mettere la prima pietra in qualità di Presidente del Consiglio e non come segretario del partito. Quindi erano presenti tutte le autorità . Nessuno ha parlato.
Quando venne Craxi a posare la prima pietra, era il giugno ’86, che atmosfera c’era in città e che ricordo ha di quella giornata?
C’erano tantissime persone ad accoglierlo per tutto il tragitto che dal Palazzo comunale lo portò alla piazza del monumento. Craxi in quel momento era in auge, al vertice della sua carriera politica. Venivano offerti garofani rossi dal Comune, anche il partito aveva organizzato tutto. C’era davvero una bella atmosfera in città , era una bella giornata di sole. Io ricordo lui molto generoso.
Craxi era un garibaldino, era un amante e collezionista di cimeli storici di quell’epopea.
Sì, aveva anche una collezione importante a casa. Io sono stato ad Hammamet a trovarlo e mi ha fatto vedere i suoi oggetti da collezione. E una cosa che mi ha detto lui, e che mi ha anche confermato il figlio Bobo, è : stata “quando realizzerete il monumento, io vi farò alcuni regali personali”. Aveva una spada di Garibaldi bellissima che voleva donarci, però prima dovevamo fare il monumento.
Durante la cerimonia Craxi si fece scappare, quasi a mezza botta, una frase: “Speriamo che non rimanga un’incompiuta”. Perché Craxi aveva questo dubbio?
Lui pensava che in Italia era facile bloccare le opere. E in quel caso aveva il timore che il finanziamento non bastasse.
Perché il finanziamento era per il primo stralcio…
Il finanziamento era per 1 miliardo 400 milioni di lire, quindi per una buona parte. Si poteva poi fare un’integrazione. Si usava allora fare nelle gare l’intervento in corso d’opera. Era un’opera ambiziosa che doveva essere, e deve essere secondo me, realizzata.
Quando venne il Presidente del Consiglio immaginiamo che c’erano tutti, anche il Presidente della Regione. Nessuno disse “guardate che questo monumento è abusivo”?
L’ufficio tecnico aveva detto che lì era zona comunale. Perché c’era la zona demaniale e quella comunale....
E l’equivoco fu là perché il Comune disse “è terreno nostro” invece poi si scoprì che era del demanio marittimo…
Io che sono stato sempre un amante del verde, da Sindaco ho messo lì 350 alberi per 350 bambini nel ’90….. se era zona demaniale dovevano essere abusivi anche quegli alberi. Ora per tutto ciò che è stato realizzato lì, dal parcheggio ai giochi per bambini, mi domando: è stata seguita la procedura?