“Abbiamo evidenziato le situazioni-limite, quelle maggiormente paradossali, in cui con un modesto intervento si potrebbe ampliare l’offerta dei musei regionali - spiega al VELINO Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia -. Ma mancano episodi di malagestione, con siti lasciati all’abbandono o mai aperti nonostante le promesse”. Proprio come avviene per l’Archeologico di Enna, chiuso da un anno e mezzo in mancanza della messa in sicurezza della struttura (costo stimato: 300 mila euro) e mai riaperto. L’autonomia riconosciuta per statuto alla Sicilia affida alla regione la potestà esclusiva sui beni culturali, a eccezione degli archivi storici. Gli episodi negativi, a conferma di una “sciatteria” che il patrimonio siculo non meriterebbe, sono tuttavia numerosi. E non riguardano solo l’aspetto economico.
Su tutti, la vicenda legata ai servigi aggiuntivi nei musei: dopo aver recepito con sei anni di ritardo la legge Ronchey del ‘93, i bandi sono finiti al centro di un contenzioso tra ditte appaltanti e Regione Sicilia, col risultato che non un passo avanti è stato fatto per migliorare i comfort nelle strutture museali del’isola. Intanto, nel 2008 oltre mezzo milione di visitatori hanno “abbandonato” i siti archeologici siciliani, con una perdita di circa un milione 400 mila euro. Anche se forse le cose potrebbero iniziare a muoversi a breve, almeno nelle intenzioni: “Abbiamo incontrato la settimana scorsa il neoassessore Gateano Armao - afferma Zanna - e abbiamo convenuto sulla necessità di istituire un osservatorio regionale sui beni museali siciliani. Potrebbe essere un primo passo per monitorare la situazione e risolvere almeno i casi più emblematici”.