La Decontribuzione Sud è una misura introdotta dal governo italiano per sostenere l'occupazione nelle regioni del Mezzogiorno, riducendo i contributi previdenziali a carico delle imprese che assumono lavoratori in queste aree. L’obiettivo iniziale della misura era stimolare la crescita economica nel Sud, favorendo l'assunzione di lavoratori, in particolare nelle piccole e medie imprese. Tuttavia, la versione ridotta della misura presente nella recente manovra finanziaria ha suscitato forti critiche.
In particolare, la nuova versione della Decontribuzione Sud prevede una drastica riduzione dei benefici, passando da uno stanziamento iniziale di 1,1 miliardi di euro a soli 350 milioni. L'aliquota di decontribuzione è stata abbassata al 25%, mentre è stato introdotto un tetto massimo di 145 euro al mese di sgravio. Secondo le critiche, questa cifra sarebbe insufficiente per le piccole e medie imprese, che già affrontano difficoltà economiche. Inoltre, la misura esclude le imprese con più di 250 dipendenti, limitando ulteriormente la possibilità per le grandi aziende di investire nel Mezzogiorno.
Per finanziare questa riduzione, il governo ha deciso di attingere al Fondo di Sviluppo e Coesione, un fondo destinato a progetti di crescita e sviluppo nelle aree più svantaggiate, sottraendo risorse a iniziative altrettanto rilevanti per la crescita del Sud. La Decontribuzione Sud si inserisce nel più ampio contesto delle politiche per il rilancio dell'occupazione nel Mezzogiorno, ma le recenti modifiche hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla sua efficacia e alla capacità di sostenere realmente le imprese del Sud.
Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia, critica severamente la versione ridotta della Decontribuzione Sud proposta dal governo, accusandolo di aver introdotto una misura che potrebbe causare una grave perdita di posti di lavoro e una catastrofe sociale nel Mezzogiorno, "è un segno di “puro cinismo” da parte del governo - dichiara Mannino - che ha utilizzato il richiamo delle normative europee come giustificazione per ridurre ulteriormente le risorse destinate al Sud, senza aver negoziato alcuna modifica con l'Unione Europea".