Le pene più pesanti (20 anni di reclusione ciascuno) sono state invocate per Giusep
pe Sucameli, architetto, ex dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Mazara, e per Salvatore Anteri. Dodici anni a testa, invece, sono stati chiesti per Ignazio Alfieri, Mario Ingargiola e Angelo Licciardi. Quest'ultimo, marsalese, con diversi precedenti penali sempre per fatti di droga.
Le altre richieste del pm hanno riguardato il presunto boss mafioso Matteo Tamburello (9 anni), figlio di Salvatore Tamburello, storico esponente di Cosa Nostra a Mazara (entrambi, lo scorso anno, sono stati condannati dal Tribunale di Marsala per associazione mafiosa), Giuseppe Eliseo (9 anni) e Francesco Maggio (8 anni). Per Eliseo la richiesta poteva essere più severa, ma gli ha giovato la decisione, maturata durante il processo, di collaborare con la giustizia, autoaccusandosi di fatti sconosciuti agli inquirenti e facendo i nomi dei suoi «soci in affari».
Giovedì prossimo le arringhe degli avvocati difensori (Walter Marino, Paolo Paladino, Stefano Pellegrino e Giuseppe Sceusa).
L'indagine fu coordinata dalla Dda perché la principale ipotesi di reato è il traffico internazionale di stupefacenti. Cocaina, infatti, sarebbe arrivata in Sicilia da Spagna e Marocco.
Per l'accusa, l'organizzazione criminale mazarese era dedita non soltanto al commercio degli stupefacenti, ma anche alla sua produzione. Piantagioni di canapa indiana furono, infatti, scoperte tra Mazara e Campobello tra il 2006 e il 2007. La coltivazione della marijuana sarebbe stata avviata quando l'organizzazione non riuscì più ad importare cocaina. E questo perché «saltarono» alcuni collegamenti.
Antonio Pizzo, La Sicilia