Da circa due settimane l’uomo impediva alla propria compagna di allontanarsi di casa e le aveva sottratto il cellulare e le chiavi dell’abitazione, costringendola in tale modo ad una sorta di prigionia in casa. In tale lasso di tempo, facendo ricorso all’uso di un grosso coltello da cucina, l’uomo costringeva la donna a subire numerose violenze e, sotto minaccia di morte, la costringeva a vivere chiusa in casa privandola di ogni possibilità di comunicazione con l’esterno.
L’uomo, negli anni passati, si era reso responsabile di episodi di maltrattamento e lesioni in danno del figlio minorenne e portatore di handicap della propria compagna, episodi che gli erano costati una condanna da parte del Tribunale di Trapani e che avevano consentito alla donna di trovare ospitalità in un centro di accoglienza per donne maltrattate.
A distanza di tempo, i due erano tornati a convivere ma, immediatamente dopo, il pregiudicato aveva iniziato ad avere comportamenti prevaricatori nei confronti della compagna e successivamente scattavano i maltrattamenti e le minacce. Nelle ultime settimane la situazione però è degenerata in maniera allarmante, tanto che la donna, resasi conto del fattivo pericolo che correva e del rischi ai quali sarebbe andata in contro la figlia nel caso le fosse successo qualcosa, decideva di rischiare il tutto per tutto e riusciva a lanciare un messaggio di aiuto.
Nella serata del 17 maggio, mentre il convivente era distratto, la donna inseriva nel quaderno della propria figlia di otto anni, un messaggio di aiuto: “ Per favore aiutatemi mi tiene sequestrata non mi fa uscire, ieri x 1:30 mi ha messo sul letto e con un coltello mi diceva che mi doveva ammazzare. Chiamate i Carabinieri ” . La speranza, ovviamente, era che una maestra leggesse la disperata richiesta di aiuto ed attivasse le forze dell’ordine per aiutarla. Nella mattinata del 18 la maestra, letto il messaggio di aiuto, informava i Carabinieri della Compagnia Alcamo che, resisi conto della gravità della situazione, organizzavo il blitz per la liberazione della donna. Alle ore 13:30 circa del 18 maggio perciò, un team di militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Alcamo, faceva irruzione nell’appartamento dove si trovava la donna e poneva fine all’incubo nel quale la donna era intrappolata. I militari coglievano la coppia nell’abitazione, rinvenendo il coltello con una lama di 33 cm in piena evidenza su un tavolo a portata di mano del convivente. La donna, nell’immediatezza, accoglieva i soccorritori scoppiando in lacrime ai quali confermava il proprio stato di costrizione, ringraziandoli per il tempestivo intervento.
Accompagnata in ospedale, la donna aveva ferite da arma da taglio ed ecchimosi in varie parti del corpo, con prognosi di 10 giorni. L’uomo è stato pertanto immediatamente tratto in arresto e, dopo le formalità di rito, tradotto presso il carcere di Trapani, a disposizione dell’Autorità giudiziaria. L’episodio ricorda, per molti aspetti, quanto accaduto nel lontano 1966, sempre ad Alcamo, a Franca Viola, ragazza di appena diciassette anni rapita e violentata da uno spasimante, appartenente alla famiglia mafiosa Madonia, che poi ne pretendeva le “nozze di riparazione”. Il fatto all’epoca mobilitò l’opinione pubblica e ispirò il film “La moglie più bella” di Damiano Damiani