con fratelli e sorelle, dell’eredità dei genitori (il padre era un imprenditore nel settore del movimento terra). E per questo ha impugnato la decisione del magistrato. Per ottobre è attesa la decisione della Corte d’appello di Palermo.
“Sono cittadino americano e collaboratore undercover dell’Fbi per la lotta a Cosa Nostra negli Usa” dice Giunta che si è piazzato davanti al Tribunale con un cartello al collo in cui spiega le sue ragioni e una bandiera a stelle e strisce, chiedendo di essere ascoltato dal procuratore Alberto Di Pisa. “Il padre e la madre di Francesco Giunta – spiega il suo legale, l’avvocato Leo Genna – lo avevano estromesso dall’eredità , ma poi si è scoperto, come stabilito nel 2006 dal Tribunale civile di Marsala, che quei testamenti erano falsi, come il mio cliente ha sostenuto sin dall’inizio”.
“Non potendo disporre della mia parte di eredità – dice Giunta – non posso neppure tornare negli Usa, dove qualche tempo fa ho dovuto scontare 74 giorni di carcere per non avere il denaro necessario al mantenimento della mia figlia più piccola, che ha 5 anni e che mi è stata affidata dalla giustizia americana perché veniva maltrattata e picchiata dagli altri figli della mia ex compagna”.
Lo sciopero di ieri coincideva con l'ultima fase del processo per ingiuria promosso contro di lui dall'avv. Angelo Martino. Giunta è stato condannato alla pena pecuniaria di 5000 euro. Giunta racconterà la sua esperienza ai microfoni de "Il Volatore" in onda oggi sulle frequenze di RMC 101 dalle 13.05.