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25/01/2011 05:30:24

Seconda udienza del processo Dioscuri sulla mafia di Alcamo

La prima udienza è stata dedicata alle questioni preliminari ed alle richieste di prova. I giudici hanno disposto lo stralcio della posizione di Tommaso Vilardi, sessantasette anni, alcamese, che si trova ricoverato in gravi condizioni presso una struttura sanitaria di Palermo. Un’altra imputata, Anna Greco, 50 anni, ha chiesto invece di definire la sua posizione con il rito del patteggiamento. Proprio su questa richiesta decideranno oggi i giudici. La donna aveva già chiesto il patteggiamento nell'udienza preliminare, ma la richiesta era stata rigettata.  La pena concordata è di un anno, undici mesi e venti giorni di reclusione.


Una terza persona potrebbe  uscire dal processo:  Nicolò Melodia, ottantasei anni, ritenuto un esponente di primo piano della famiglia mafiosa di Alcamo, strettamente legata a Matteo Messina Denaro.  L'avvocato Vito Di Graziano, difensore dell'imputato, ha comunicato ieri ai giudici che l'anziano sarebbe affetto da demenza senile e che è stata già disposta, nell'ambito di un altro procedimento, una perizia per accertare la capacità di partecipare attivamente al processo. Se il risultato dovesse essere negativo anche lui uscirebbe dal processo. Nel procedimento sono imputati anche Lorenzo Greco, settantotto anni, Filippo Di Maria, cinquant'anni, Stefano Regina, quarantasei anni, Antonino Pedone, Gaetano Scarpulla, quarantadue anni, e Felice Vallone, quarantadue anni chiamati a rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi e ricettazione.

Nell'udienza preliminare il Gup aveva deciso il non luogo a procedere per Antonino Marino.

Secondo gli inquirenti, Nicola Melodia, dopo l’arresto dei due figli Antonino e Ignazio, aveva assunto il ruolo di capo della famiglia di Alcamo. Il fratello Diego aveva tentato di scalzarlo accaparrandosi il controllo del racket grazie a Lorenzo Greco, già condannato per favoreggiamento mafioso e detenzione di armi, e Felice Vallone, da poco scarcerato dopo una condanna per mafia.

Dell’esercito di Nicolò Melodia, invece, avrebbe fatto parte, tra gli altri, Filippo Di Maria che, secondo gli inquirenti, avrebbe riscosso il pizzo e intrattenuto rapporti con politici locali per conto della cosca.

Numerosi i danneggiamenti e le estorsioni scoperte dalla polizia: ai taglieggiamenti, spesso doppi, venivano sottoposti concessionarie di auto e imprese. Le somme chieste andavano dai 10 mila euro fino ai 200 mila imposti ad un noto imprenditore alcamese.