L'accusa ha chiesto la condanna all'ergastolo, sempre con isolamento diurno, anche per Carmelo Tasca, pure lui accusato dell'uccisione di Alfio Trovato, ammazzato in via Palmanova nel maggio del '92 su ordine, secondo la ricostruzione del pm, di Totò Riina, detenuto ad Opera e già condannato a diversi ergastoli. A far partire le indagini che hanno portato, alcuni anni fa, a processo Riina davanti alla prima Corte d'Assise di Milano sono state le dichiarazioni del pentito Giovanni Brusca, che è stato ascoltato nel processo lo scorso 4 ottobre.
Brusca, sentito come teste, aveva detto di voler confermare tutto ciò che raccontò al pm il 15 settembre del 2006, facendo scattare le indagini degli inquirenti su tutta una serie di omicidi di mafia che si sono succeduti nel capoluogo lombardo tra l'87 e il '92. Periodo in cui i vertici di Cosa Nostra decisero, stando alle indagini, di eliminare alcuni esponenti mafiosi che stavano creando «problemi» a Milano. Brusca, ricostruendo i fatti che hanno portato all'omicidio di Trovato, ha ribadito che il mandante era quello che lui stesso ha definito in aula il «capo dei capi» e il «numero uno». Brusca è stato già condannato in abbreviato a 10 anni e 4 mesi per l'omicidio di Trovato. Nel maggio scorso poi, nell'inchiesta sui vecchi omicidi di mafia, erano arrivate anche una condanna a 30 anni per Santo Mazzei, un'altra a 12 anni per Salvatore Facella e 16 assoluzioni. Le difese parleranno il 15 novembre e in un'altra data dovrebbe arrivare la sentenza.