"Il riciclaggio in Italia produce 150 miliardi di euro all'anno: per fatturato è la prima azienda italiana, davanti all'Eni", spiega Grasso in un'intervista a Reuters, partendo da un dato fornito da Bankitalia.
"E' un vero sistema parallelo", sottolinea Grasso. "E' una ricchezza che potrebbe essere sottoposta a prelievo fiscale, aiuterebbe le casse dello Stato e porterebbe a una maggiore equità fiscale", in un momento in cui l'Italia fa i conti con una drammatica crisi del debito e con le pressioni dell'Ue e delle istituzioni internazionali.
"Dà molto da pensare l'utilizzo dei biglietti da 500 euro: è impressionante la richiesta di questo taglio, che evidentemente non serve per andare al supermercato. In una ventiquattrore possono entrare in banconote da 500 euro fino a 6 milioni di euro: è una cosa che fa pensare al contante che gira, e che sfugge ai normali canali di controllo".
Dopo l'11 Settembre 2001, con l'inasprimento negli Stati Uniti dei controlli sulle transazioni bancarie in seguito all'adozione del Patriot Act, l'attenzione di chi ricicla si è concentrata sull'Europa, dove il bilancio globale della holding del denaro sporco è di 600 miliardi di euro. Buona parte dei quali riguardano, appunto, l'Italia.
Secondo il Fondo monetario internazionale, il denaro sporco muove fra il 3 e il 5% del Pil mondiale. L'Italia è ben al di sopra di questa media, con una percentuale che Bankitalia stima nel 10%: "Oltre al denaro della criminalità organizzata - spiega il procuratore - ci sono altri 'soldi sporchi': quelli dell'evasione fiscale, quelli provenienti da corruzione, tangenti e altre attività illegali".
I manager del riciclaggio usano sistemi sempre più sofisticati, non conoscono frontiere e non fanno distinzione tra criminalità organizzata e terrorismo, mentre chi indaga deve fare i conti con strumenti poco flessibili.
"Da tempo chiediamo di poter perseguire anche l'autoriciclaggio. Poi sarebbe utile estendere la responsabilità del riciclaggio alle persone giuridiche, cioè gli enti i cui dipendenti compiono per conto della società l'attività di riciclaggio, perché attualmente si possono disperdere le responsabilità", spiega Grasso. "Sarebbe bene, inoltre, poter esercitare dei controlli anche sulle società di intermediazione finanziaria che operano a livello internazionale".
"USARE TECNOLOGIE COME FANNO I CRIMINALI. PARLAMENTO RATIFICHI DIRETTIVE"
Ma i tasti su cui Grasso preme di più sono "leggi omogenee a livello internazionale che consentano che i beni che sfuggono a un Paese come l'Italia non trovino rifugio in un altro", e un maggior ricorso agli strumenti tecnologici nelle indagini: "Usare le tecnologie così come le usano i criminali".
"Sarebbe necessario poter fare delle indagini informatiche avendo presenti tutte le banche dati", spiega il procuratore, aggiungendo che si tratta di un progetto portato avanti dalla Procura nazionale antimafia: "Avere la possibilità di realizzare un'indagine patrimoniale completamente telematica servendosi della posta elettronica certificata, acquisire documentazione bancaria direttamente dalle banche: questo potrebbe far compiere le indagini anche in maniera più riservata, per evitare che gli indagati siano avvisati dalla stessa banca, come a volte accade".
E invece in Italia, scrivono gli autori di "Soldi sporchi", "la legislazione arranca, spesso dal Parlamento giungono segnali contraddittori. Le politiche di occultamento fiscale, il depotenziamento di alcuni settori investigativi".
Grasso spiega che "le direttive europee e le convenzioni internazionali su riciclaggio, su sequestro e confisca non sono state ratificate dal nostro Parlamento, quindi ci troviamo senza strumenti di cooperazione internazionale che richiedono reciprocità. Per esempio: la Germania ha ratificato un provvedimento che prevede il riconoscimento delle sentenze straniere di confisca, e l'Italia no, quindi non possiamo farci riconoscere le nostre sentenze di confisca".
GUARDARE A SCOMMESSE, RETE E GRANDE DISTRIBUZIONE
Il riciclaggio non si preclude alcun settore. Dalla ristorazione al mercato dell'arte, dall'eolico allo smaltimento dei rifiuti, dall'agroalimentare all'edilizia.
Per quanto riguarda il nostro Paese, Grasso sottolinea come in cinque anni, dal 2003 al 2009, "abbiamo assistito a un aumento del 266% del volume delle giocate, a fronte di una diminuzione delle scommesse clandestine, il che fa pensare che alcuni gruppi criminali siano passati dal settore del gioco illegale a quello legale, magari attraverso intermediari col colletto bianco".
Altri due settori che secondo il Procuratore nazionale antimafia meritano particolare attenzione sono la Rete - "oggi si può creare una banca online: chi la controlla?" - e la grande distribuzione, "che dà molta liquidità, e chi ha liquidità ha potere".
"Ricordo un'intercettazione di alcuni criminali campani che dovevano acquistare una partita di droga e, per avere un grosso sconto, dovevano pagare immediatamente in contanti, il sabato sera. Sono riusciti a trovare una somma che non si può certo trovare così, a fine settimana, se non avendo una catena di supermercati e mettendo insieme tutti gli incassi, come poi abbiamo scoperto che era successo".