Un vero e proprio primato, che potrebbe contribuire allo sviluppo del mercato vitivinicolo dell'Isola. Un ridotto utilizzo di solfiti e uno scarso uso di fitofarmaci nella coltivazione delle uve sono alcuni degli aspetti che rendono un vino biologico. Una realtà che nella regione è particolarmente diffusa e che può contare su estimatori anche oltre i confini del Belpaese.
''Le richieste del vino bio - spiega Dario Cartabellotta, direttore generale dell'Istituto regionale della vite e del vino - provengono sempre più dagli operatori soprattutto internazionali del Nord Europa, Inghilterra e Scandinavia, soprattutto''. Ma anche il tradizionale consumatore di vino si avvicina ora al biologico.
''E questo - aggiunge Cartabellotta - è sicuramente più interessante per lo sviluppo del mercato e per la Sicilia che detiene il primato dei vigneti biologici, con circa 10mila ettari, quasi un terzo della superficie nazionale, che ammonta a poco più di 34mila ettari''.
Per il direttore generale dell'Istituto regionale della vite e del vino ''il tema del biologico è entrato nel quotidiano in ragione di sensibilità personali, interessi professionali, a volte politici, temi sociali salutistici e istanze ambientalistiche''.
''Dal 1985 ad oggi - spiega Cartabellotta - è stata utilizzata più della metà dei fertilizzanti chimici mai prodotti nella storia dell'uomo, negli ultimi vent'anni abbiamo immesso nella Terra la stessa quantità di prodotti chimici prima impiegati in un secolo: una crescita esponenziale. Senza rifiutare la Scienza e le sue scoperte - conclude - bisogna chiederle di mettersi, con un atto di umiltà, sullo stesso piano di tante conoscenze troppo in fretta dimenticate o emarginate, figlie della pratica quotidiana e dell'esperienza, di conoscenze ancestrali e di rispetto''.
A confrontarsi, a Palermo, sui vantaggi dell'agricoltura biologica e della nuova frontiera del mercato del gusto, portando la loro testimonianza, sono stati i quindici produttori siciliani di vini bio, riuniti nella nuova e prima associazione in Sicilia (Vi.Bio.Si.).
L'occasione è stata la I Rassegna regionale dei vini biologici siciliani, promossa ed organizzata dall'Onav, l'Organizzazione nazionale assaggiatori di vino. Una kermesse durante la quale si è cercato di fare chiarezza ed approfondire alcune tematiche che ruotano attorno alla nozione di ''biologico''.
''Il bio è ormai parte fondante della cultura alimentare, come marchio naturale di garanzia, di tutela della salute e di rispetto dell'ambiente - dice l'assessore regionale alle Risorse agricole ed alimentari della Sicilia, Elio D'Antrassi - Si tratta, quindi, di una premessa base, da anteporre all'origine ad ogni progetto di coltura e di mercato. La nostra scommessa e la ragione del nostro impegno nel settore è consolidare un processo di coltivazione e di mercato che compensi e armonizzi la qualità e la conservazione integra del prodotto da una parte e dall'altra la sua tempestiva ed efficace immissione nel mercato che sempre più, peraltro, richiede il prodotto con la garanzia del biologico''.
''Produrre vino da uva biologica - spiega Giorgio Calabrese, nutrizionista e presidente nazionale dell'Onav - significa gustare vini che hanno già al loro interno tutti quegli antiossidanti necessari alla nostra salute. Un vino insomma che non ha bisogno di alcun arricchimento. Una svolta importante sul fronte dell'ecologia e della salute dei consumatori''.