Dall'inchiesta emergono gli stretti rapporti tra i mafiosi di Porta Nuova e le 'famiglie' palermitane di Pagliarelli, Brancaccio, Noce e Tommaso Natale. Parte dell'indagine riguarda il mandamento di Bagheria: gli investigatori ne hanno individuato i vertici e hanno ricostruito la mappa del racket nella zona, principale attività di guadagno della cosca.
L'operazione si è sviluppata attraverso intercettazioni video e audio di oltre 15 mesi, riscontrate anche dalle dichiarazioni dei pentiti. Ne è venuta fuori una Cosa Nostra particolarmente aggressiva nell'imposizione del pizzo e interessata a mettere le mani sulle attività imprenditoriali. Dall'inchiesta è emerso anche un ritorno della mafia a investire il denaro sporco nel narcotraffico: i boss acquistavano cocaina da vendere sul mercato siciliano attraverso una rete di spacciatori capillarmente controllata. Tra i fermati ci sono gli attuali capi dei mandamenti di Porta Nuova e Bagheria.
La scelta di un provvedimento d'urgenza come il fermo nasce dall'esigenza di bloccare le attività estorsive della cosca ed evitare danneggiamenti e attentati a imprenditori e commercianti. A differenza di quanto accaduto in altre indagini, le vittime del pizzo questa volta avrebbero collaborato con gli investigatori.