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26/01/2012 05:40:53

Mazzara, dopo il sequestro di beni adesso si indaga anche su una maxi evasione

All'erario mancano ancora ingenti somme che sono sfuggite perché i redditi dichiarati da Mazzara erano «pressoché inesistenti». Oltre all'immenso patrimonio immobiliare la Divisione anticrimine della Questura e il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno accertato «sospette movimentazioni per importi milionari, sia in entrata che in uscita».

Nel 1997  Michele Mazzara, oggi 52 anni, venne arrestato nell’ambito dell’operazione denominata Halloween, scattata dopo la decisione di collaborare con la giustizia presa da un potente uomo d’onore di Paceco, Francesco Milazzo. Indicò Mazzara come soggetto a disposizione della “famiglia”, nel frattempo un altro pentito, ex boss di Mazara, Vincenzo Sinacori, disse che Mazzara si era prestato ad aiutare lui ed altri nella latitanza, aveva messo a disposizione magazzini per summit di mafia. Michele Mazzara patteggiò le accuse con una condanna a 14 mesi, tre mesi in meno ebbe inflitti, sempre col patteggiamento la moglie, Giuseppe Barone, anche lei 52 anni.

Nell'arco di 5 anni, tra il 1996 e il 2001, i conti bancari di Mazzara e della moglie Giuseppa Barone, hanno registrato accrediti di miliardi di lire, equivalenti a 5.291.614,23 euro, a fronte di entrate documentate pari a 2.086.219,29 euro, con una differenza di oltre tre milioni di euro. Nello stesso periodo preso in esame le spese documentate risultano pari a un totale di 1.542.786,37 euro, ma gli addebbiti negli stessi conti correnti ammontano a quasi cinque volte tanto: 5.322.115,62 euro.

Da analisi come questa il pool di investigatori istituito dal questore ha dedotto, trovando poi conferme con ulteriori accertamenti, che «il nucleo familiare di Michele Mazzara abbia, nel tempo, potuto contare su proventi di attività di imprese, sia palesi che occulte, dai chiari profili illeciti, operando acquisti di beni per valori sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati».

Pur avvalendosi dell'imprenditore edile Francesco Nicosia quale presunto prestanome, Mazzara avrebbe condotto gli affari personalmente, anche incontrando rappresentanti della società civile, politica e istituzionale. In una occasione, riferita dagli inquirenti, il presidente del Consorzio Asi, Giuseppe Maurici, avrebbe trattato direttamente con Mazzara l'acquisto di un appartamento. In merito a questo episodio Maurici, con una nota diffusa dal suo legale Salvatore Longo, «intende precisare di non avere mai avuto alcun legame con detti soggetti» e di avere «già da tempo palesato alle autorità la propria disponibilità ad essere sentito in merito a questi stessi fatti».