Sono solo due esempi esposti a Roma durante l'incontro per la prima relazione sulla contraffazione nell'agroalimentare elaborata dalla Commissione Parlamentare di inchiesta presentata nella sede nazionale della Coldiretti. Il volume d'affari delle agromafie ammonta oggi a 12,5 miliardi di euro, il 5,6% dell'intero business della criminalità. Lo afferma la Coldiretti sulla base dell'elaborazione dei dati contenuti nella prima relazione sulla contraffazione nel settore agroalimentare della Commissione parlamentare d'inchiesta. L'effetto, dice la Coldiretti, è un crollo dei prezzi pagati agli imprenditori agricoli che in molti casi non arrivano a coprire i costi di produzione, o anche un ricarico anomalo dei prezzi al consumo.
La contraffazione internazionale, con l'utilizzo di denominazioni che richiamano a specialita' alimentari del nostro Paese senza pero' avere nulla a che fare con la realta' produttiva nazionale - secondo una recente indagine della Coldiretti - costa al nostro Paese migliaia di miliardi di danni l'anno e riguarda anche il richiamo improprio a parole, colori, localita', immagini e monumenti italiani. Sono infatti centinaia le contraffazioni di prodotti italiani come il notissimo Parmesan venduto negli Stati Uniti, in Giappone, Canada e Argentina, ma anche in Paesi europei come la Germania, e Regno Unito. Ma altri casi non mancano - continua la Coldiretti - dal pomodoro San Marzano, prodotto in California, al Pecorino Romano del Wisconsin, al Chianti Classico imbottigliato in Argentina, alle produzioni australiane di Marsala e Lambrusco, all'olio ''Toscano'' imbottigliato e venduto nei supermercati inglesi.
Nel 2003 il Consorzio per la tutela del vino Marsala aveva ad esempio denunciato l’imbottigliamento in Moldavia di “uno strano liquido che viene spacciato e venduto sotto il nome di vino Marsala”.
"La mortadella e il Marsala sono casi eclatanti ma non sono certi gli unici - hanno evidenziato il presidente e il direttore regionale Coldiretti, Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione -. Il lavoro delle forze dell'ordine porta sempre alla ribalta della cronaca casi di sequestro di merce tipica siciliana come gli agrumi o i formaggi che con l'Isola non hanno nulla a che fare".
Tra le proposte a costo zero formulate - hanno aggiunto - spicca l'inserimento nel codice penale del delitto di associazione a delinquere finalizzato alla commissione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari. Per coloro che commettono tale reato è poi opportuno prevedere l'interdizione dall'esercizio delle attività d'impresa, in modo da escludere lo sviluppo di successive iniziative economiche nell'ambito del settore alimentare".
Chiarelli e Campione altresì hanno ricordato che oltre 100 comuni siciliani hanno approvato la delibera Coldiretti che impegna gli enti locali ad attuare azioni per la valorizzazione del made in Italy. "La tutela delle nostre produzioni, anche grazie alla filiera corta - hanno concluso - è una garanzia di sviluppo e di occupazione".
lla iniziativa ha partecipato pure Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafia che, nel suo intervento ha sottolineato: "Alla tavola di ciascun cittadino mangia un convitato di pietra: la mafia. Attraverso la presenza in ogni segmento della filiera dell'agroalimentare, dai terreni alla logistica, all'ingrosso ortofrutticolo, la criminalità organizzata controlla infatti i prezzi dei prodotti, gravando sui consumatori fino a determinare costi di acquisto pari a 10 volte quelli di mercato. Occorre che anche i consumatori possano contribuire alla lotta al fenomeno, "attraverso uno sportello a cui poter segnalare le anomalie. Uno strumento che permetterebbe di iinnescare un circolo virtuoso".
Duro il commento del presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini: "La contraffazione vale circa 60-70 miliardi, pari a circa il 5% di Pil, e occupa circa 30mila lavoratori. Se noi ci impegnassimo seriamente con norme adeguate alla lotta alla contraffazione potremmo dare una spinta al recupero della produttività di questo Paese". Ed ancora: "Chi fa contraffazione - ha detto Marini - opera nell'illegalità ed è quindi poco attento ai temi della sicurezza alimentare, risparmia nei processi produttivi ed è per questo che noi consigliamo di stare attenti quando i prodotti costano troppo poco. La mafia, con l'agroalimentare, fa affari per 10-15 miliardi. Non riguarda soltanto il Sud del Paese, ma anche il Centro-Nord".