La provocazione è di don Luigi Ciotti che allo Stabat Mater dell’Archiginnasio ha presentato il suo libro “La speranza non è in vendita” (Ed. Giunti-Gruppo Abele). La recupero qui, interessa le scuole. Perchè non rimanga solo una provocazione.
La tomba è di Rita Atria. Si lasciò cadere dalla finestra di un appartamento a Roma, dove viveva protetta in quanto testimone di giustizia, una settimana dopo la morte di Paolo Borsellino, per lei un secondo padre. Era il 26 luglio 1992, Rita aveva 17 anni. Nata in una famiglia mafiosa (padre e fratello uccisi) aveva avuto il coraggio di scegliere la giustizia, seguendo l’esempio della cognata. E per questo i suoi parenti, sua madre, la rinnegarono. Una storia che scuote le coscienze di tutti, perché non ricordarla tra i banchi? E anche qualcosa di più: un viaggio di istruzione, appunto. A Partanna, in Sicilia. Davanti a una tomba.
La parole di Rita Atria. Dal suo diario: “Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi”.
Dal suo tema di Maturità, 5 giugno 1992: “L’unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.