Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di una serie di intestazioni fittizie di quote societarie e truffa. Proprio per il primo cittadino è stata chiesta dal Pm Andrea Tarondo una condanna a due anni di reclusione per favoreggiamento. La vicenda riguarda i presunti rapporti tra l'imputato Tommaso Coppola ed il Senatore Antonio D'Alì.
Per l’accusa dopo l’arresto l’imprenditore valdericino avrebbe tentato di contattare l’allora sottosegretario agli Interni. Onofrio Fiordimondo, nipote di Tommaso Coppola, che ha definito separatamente la sua posizione, chiamato a deporre nell’ambito del processo ha riferito di essere stato incaricato dallo zio di contattare Camillo Iovino affinchè parlasse con il senatore.Dopo l’arresto dell’imprenditore valdericino la Siciliana inerti bituminosi rischiava di perdere importanti commesse. Per l’ipotesi accusatoria Tommaso Coppola avrebbe cercato di ottenere garanzie in relazione alla fornitura di materiale per alcuni lavori al porto di Castellammare. Fiordimondo ha riferito di avere contattato il sindaco di Valderice e di avere avuto qualche giorno dopo risposta negativa. «Mi disse che per quella cosa era meglio aspettare che si calmassero le acque. Non m’indicò specificatamente il senatore ma io pensai che era come se parlasse lui». Camillo Iovino nega.
In una delle ultime udienze Girolamo Camarda, consulente dell’autorità giudiziaria. Camarda a settembre aveva dichiarato che tra il 2005 e il 2006 l’azienda riconducibile a Tommaso Coppola, la Siciliana Inerti Bituminosi, aveva subito un calo del fatturato di circa 4 milioni di euro. E oltre alla Siciliana Inerti c’era anche la Valderice Costruzioni, facente parte dello stesso gruppo d’imprese in odore di mafia, che dimezzò il proprio giro d’affari. Secondo Camarda il crollo è dipeso dalle vicende giudiziarie: “in quel periodo si è registrata una crisi nel settore ma il calo subito dalle due società mi pare eccessivo”. La difesa invece ha contestato la tesi del consulente spiegando, nella memoria presentata, che Camarda non ha distinto i dati relativi alla produzione di conglomerati con i ricavi derivati dalla dismissione di immobili operati dalla Siciliana Inerti Bituminosi.
La pena maggiore, 5 anni di reclusione, è stata richiesta per l'imprenditore valdericino Tommaso Coppola, già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Le altre pene, oltre a Iovino, riguardano Giovanni La Sala (2 anni e 8 mesi), Francesco Maggio (1 anno e 4 mesi), Salvatore Pirrone (1 anno e 4 mesi). Per questi ultimi due imputati è stata chiesta la concessione della sospenzione condizionale della pena. Francesco Maggio quando fu arrestato era vicesindaco in carica di Valderice. Tarondo ha chiesto invece l'assoluzione per tre imputati: Vito Cardella, Vito Gerbino, Francesco Mineo.
A Tommaso Coppola, nel 2010, sono stati sequestrati beni per un valore superiore ai 30 milioni di euro, a cominciare dal residence turistico Torre Xiare. Nelle attività imprenditoriali finite sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori, sono state trovate precise tracce di come le società di Coppola erano «strumenti» per «inquinare» il mercato dell’imprenditoria ma anche per esercitare «condizionamento in settori politici ed istituzionali».
In precedenza il Tribunale delle Misure di prevenzione si è interessato a Coppola per l’applicazione della sorveglianza speciale. Quando verrà scarcerato, dopo avere «pareggiato» i propri conti con la giustizia, dovrà rispettare 4 anni di sorveglianza speciale.
Dopo il pm ieri sono intervenuti i rappresentanti di parte civile. Da notare la circostanza, davvero singolare: nel processo è costituita parte civile anche l'Amministrazione Comunale di Valderice, nonostante imputato sia il primo cittadino.
L’avv. Nino Marino, difensore di Iovino, ha invece aperto gli interventi dei difensori.