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09/03/2012 20:41:39

La Cassazione decide: da rifare in Appello il processo per mafia a Dell'Utri

La quinta sezione penale della Cassazione, dopo tre ore di camera di consiglio, ha deciso di annullare la sentenza di condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d'Appello di Palermo, accogliendo le richieste della Procura generale e dichiarando inammissibile il ricorso del pm di Palermo Antonino Gatto che chiedeva di inasprire la condanna nei confronti. Il pm di Palermo lamentava la scarsa rilevanza data alle dichiarazioni del pentito Spatuzza che aveva parlato di "un vero e proprio patto tra Cosa nostra e Forza Italia". Una tesi bocciata dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso. A questo punto la vicenda di Dell'Utri dovrà essere nuovamente esaminata dalla stessa Corte d'Appello di Palermo. In ogni caso, in base al conteggio, la prescrizione per Dell'Utri dovrebbe maturare nella seconda metà del 2014, rendendo quindi possibile la conclusione anche di questo nuovo procedimento

Dell'Utri che ha atteso la sentenza a Milano, ha accolto ''con sollievo'' la decisione della Cassazione. ''Finalmente ho trovato una magistratura che mi ha giudicato in maniera serena'', è il commento del senatore ad uno dei suoi legali, l'avvocato Massimo Krogh.

La Procura della Cassazione aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso dei colleghi di Palermo che chiedevano una condanna più pesante per Dell'Utri sostenendo che il reato non si dovrebbe interrompere al 1992 ma dovrebbe anche essere considerato per l'epoca successiva nella fase politica dell'impegno di Dell'Utri. La difesa del senatore Pdl puntava invece all'assoluzione.

''Concediamo a Marcello Dell'Utri il ragionevole dubbio''. Non come privilegio ma perché non c'è la prova che nella sua condotta il senatore Pdl abbia realizzato il concorso esterno in associazione mafiosa. E' per questa ragione che il pg della Cassazione Mauro Iacoviello chiedendo l'inammissibilità del ricorso della Procura di Palermo e l'accoglimento di quello della difesa di Dell'Utri, aveva sollecitato ai giudici della quinta sezione penale un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello di Palermo.

''In pratica - ha sostenuto il pg nella sua requisitoria - manca il capo di imputazione nella condotta di Dell'Utri perché secondo la Corte d'Appello si sarebbe realizzato il concorso semplice fino al 1982, poi sarebbe diventato concorso esterno fino al 1992. Che tesi è? Sareste i primi a sostenerla''. In pratica, secondo la pubblica accusa di Piazza Cavour, ''il concorso esterno in associazione mafiosa è diventato un reato autonomo. A questo reato non ci crede più nessuno. E non ne faccio -ha precisato Iacoviello- una questione a favore dell'imputato''.

Il senatore l'11 dicembre 2004 era stato condannato dal Tribunale di Palermo a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa proprio perché l'accordo con la mafia e, in particolare, con i fratelli Graviano, era stato ritenuto provato dopo il 1993. In secondo grado, il 29 giugno 2010, la Corte d'appello di Palermo ha ridotto la pena a 7 anni perché, nonostante l'apporto del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, non ha ritenuto provata l'esistenza di questo patto nella fase politica dell'impegno di Dell'Utri. In pratica, il senatore Pdl è stato ritenuto colpevole fino al 1992 mentre è stato assolto "perché il fatto non sussiste" da quanto contestato negli anni successivi.

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PD: NESSUNO OSI PIU' DIRE CHE NON C'E' GARANTISMO
«Dopo la decisione della Cassazione sul processo a Marcello Dell'Utri almeno speriamo che nessuno osi più dire che la giustizia italiana non è garantista». Lo ha detto Laura Garavini, capogruppo Pd nella Commissione Antimafia.

IDV: IN DISCUSSIONE MOTIVAZIONE LACUNOSA
«Possibile una sola valutazione dopo l'annullamento con rinvio del processo a Dell'Utri: non è in discussione la fattispecie del concorso esterno in associazione mafiosa, bensì la motivazione lacunosa della sentenza. Altro non è possibile e corretto dire». Così il responsabile giustizia dell'Idv, Luigi Li Gotti.

LA DIFESA: NON VOGLIAMO LA PRESCRIZIONE
«Nel nuovo processo d'appello che si terrà a Palermo noi non ci auguriamo la prescrizione, nè la cercheremo, ma chiederemo che sia riconosciuta l'estraneità e l'innocenza del senatore Marcello Dell'Utri», ha detto l'avvocato Giuseppe Di Peri.

GASPARRI E CICCHITTO: «TOGHE
POLITICIZZATE DEMOLITE»
«Ovviamente bisognerà valutare gli atti con attenzione. Ma le parole del Pg e la decisione della Cassazione sembrano demolire l'azione di militanza politica portata avanti nel caso Dell'Utri da alcuni settori della minoranza politicizzata della magistratura. A Palermo archiviarono le inchieste di Borsellino su mafia e appalti, hanno fatto di Ciancimino jr una icona antimafia mentre era vero il contrario, hanno fatto processi sbagliati mentre bisogna fare una lotta sempre più dura alla mafia. Ora che diranno tutti coloro che hanno detto e scritto cose che la Cassazione cancella?». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «
«La decisione della Cassazione e la requisitoria del Pg Iacoviello, hanno demolito il lavoro dei magistrati di Palermo, e messo in evidenza quale terribile forzatura politica è stata messa in atto a Palermo. Del resto basta leggere i testi politici di ingroia per capire il clima generale. Tuttavia stavolta a Berlino c'è stato un giudice».

DELL'UTRI: «ANDRO' AL NUOVO PROCESSO FIDUCIOSO»
«Affronterò il nuovo processo ancor più convinto della mia innocenza che ho testimoniato in tutti questi anni, fiducioso nella giustizia».

Il collegio, presieduto da Aldo Grassi, ha dunque condiviso la requisitoria, pronunciata stamattina, dal sostituto pg di Cassazione, Iacoviello, che aveva appunto chiesto un nuovo processo con l'accoglimento del ricorso della difesa. La Corte d'appello di Palermo, quindi, dovrà adesso riesaminare il caso, sulla base dei principi che la Cassazione fisserà nelle motivazioni della sentenza. In primo grado, Marcello Dell'Utri era stato condannato a nove anni di reclusione, mentre la Corte d'appello di Palermo, il 29 giugno 2010, gli aveva inflitto sette anni, riconoscendolo colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa solo per fatti commessi prima del 1992. La prescrizione del reato, in ogni caso, non scatterà prima del 30 giugno 2014, dunque è presumibile che il processo possa arrivare a conclusione.

LA REQUISITORIA DEL PG
«Chiedo alla Corte: esiste il ragionevole dubbio? Nessun imputato ha più diritti di altri e nessun imputato ha meno diritti di altri». Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesco Mauro Iacoviello, nella sua requisitoria, con la quale ha chiesto l'accoglimento del ricorso di Dell'Utri e la celebrazione di un processo d'appello bis.

«La sentenza impugnata - ha rilevato il pg - sostiene l'esistenza del reato di concorso esterno in associazione semplice fino al 1982, poi parla di concorso esterno in associazione mafiosa fino al '92. Nessuno ha mai sostenuto una tesi del genere - ha detto rivolto alla Corte - voi sareste i primi». Il concorso esterno in associazione mafiosa, secondo Iacoviello, «è diventato un reato autonomo» in cui «nessuno crede. Io ne faccio una questione non a favore dell'imputato, ma a favore del diritto». Il pg ha voluto, invece, sottolineare che il ricorso della procura di Palermo «non è conforme agli schemi del ricorso per Cassazione, perchè è fatto per episodi, non per motivi». Inoltre, il ricorso è incentrato sul «vizio motivazionale».

La «realtà giuridica - ha osservato - è che il ricorso per vizio motivazionale presentato dal pubblico ministero deve essere accolto solo in casi eccezionali. Se lo presenta il difensore, viene accolto nel caso in cui si dimostri il ragionevole dubbio, se lo presenta il pm, questo deve dimostrare che l'ipotesi alternativa resta al di sotto del ragionevole dubbio».