Secondo Marino, il suo assistito sarebbe innocente, perchè il principale accusatore (Onofrio Fiordimondo) mentirebbe e pertanto i riscontri sarebbero insussistenti. Camillo Iovino è coinvolto nella vicenda riguardante i presunti contatti tra l'imprenditore valdericino Tommaso Coppola - anch'egli imputato nel processo, già condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso - ed il senatore Antonio D'Alì. Onofrio Fiordimondo, principale accusatore, ha riferito di essere stato incaricato dallo zio di contattare Camillo Iovino affinchè parlasse con l'allora sottosegretario agli Interni D'Alì al fine di ottenere rassicuarazioni in merito all'assegnazione di alcuni lavori al porto di Castellammare del Golfo: "Parla con Camillo e con il Senatore è la frase contestata". Tommaso Coppola, infatti, era da poco finito in carcere, e temeva per il futuro delle sue imprese, che pur in cella continuava a gestire tramite i nipoti.
Secondo la pubblica accusa Coppola avrebbe dunque chiesto a Fiordimondo di contattare Iovino. Camillo Iovino però ha sempre negato.
Secondo l'avvocato Nino Marino, Onofrio Fiordimondo non avrebbe in realtà mai eseguito gli ordini dello zio. I rapporti tra i due, ha rilevato il legale nel corso della sua arringa, erano tesi. Tommaso Coppola, secondo la difesa, avrebbe sempre scarsamente considerato il nipote tenendolo fuori dai suoi affari. Anzi, addirittura tra zio e nipote c'è, secondo l'avvocato "odio e livore"..
Il legale ha inoltre ricordato che Onofrio Fiordimondo ha anche detto che la sua volontà era di restare fuori dagli affari illeciti condotti dallo zio. Per Camillo Iovino è stata chiesta dalla pubblica accusa una condanna a due anni e quattro mesi di reclusione.