Ascoltato in videconferenza, il capomafia del quartiere Brancaccio ha dichiarato che il padre «ha venduto i beni di famiglia nel 1997». Il 9 novembre 2006, il Tribunale di Marsala condannò Graviano, assieme a Matteo Messina Denaro, a 4 anni e mezzo di carcere per detenzione di armi ed esplosivi. Pena inflitta «in continuazione» con quella irrogata dalla Corte d'Assise d'appello di Firenze il 13 febbraio del 2001. Gli esplosivi in questione, infatti, sarebbero quelli che il capomafia di Castelvetrano e il boss palermitano, all'inizio del 1992, avrebbero fatto partire da Mazara per utilizzarli negli attentati commessi a Roma e Firenze nel 1993.