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23/04/2012 04:13:01

Cominciato il processo per il sequestro dei beni a Carmelo Patti. Chiesta l'audizione dei pentiti

Nei confronti dell'imprenditore, originario di Castelvetrano, la Dia ha chiesto il sequestro dei suoi beni, valutati in oltre cinque miliardi di euro. Richiesta rigettata dal Tribunale in attesa della conclusione del procedimento avviato venerdì. L'accusa ha chiesto l'audizione di due collaboratori di giustizia: Angelo Siino e Antonio Giuffre'.
Il collegio è presieduto dal giudice Piero Grillo, l'accusa è sostenuta dal Pm Andrea Tarondo.
Secondo il rapporto della Dia Patti avrebbe utilizzato per la costruzione del suo impero economico l'apporto della famiglia belicina di Messina Denaro. Le indagini su Patti hanno subito una svolta in occasione delle operazioni antimafia Golem I e Golem II rispettivamente di tre e due anni fa. Da allora Patti risulta indagato per aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro, ma il procedimento non è mai sfociato in un’accusa formale. La sua casa nell’occasione dell’operazione Golem 2 fu anche perquisita.
La Dia aveva chiesto al Tribunale il sequestro dei beni di Patti, ma la richiesta è stata respinta, ed il Tribunale ha scelto anzichè la strada del sequestro preventivo dei beni quella del processo.
Angelo Siino è il primo pentito che verrà ascoltato. Soprannominato "il ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra", per il suo rapporto con i corleonesi e Totò Riina, per i quali curava le infiltrazioni nelle gare d'appalto, Siino ha riferito - tra le altre cose - di un faccia a faccia tra Carmelo Patti e il patriarca della mafia belicina, Francesco Messina Denaro. “Mi fu riferito che Patti era un massone – dichiara Siino in un’udienza del 1999 di un altro processo – ma era una persona che io già conoscevo perché legata alla mafia di Castelvetrano.
Nino Giuffrè è invece il pentito più vicino a Bernardo Provenzano, il suo braccio destro. Nell’audizione del 12 Novembre 2002 parla di Mastro Ciccio Messina, figura alla quale lui attribuisce il ruolo di collegamento tra le cosche trapanesi e quelle palermitane: “Mastro Ciccio mi diceva che ‘chistu l’avemi nte manu”, ha detto Giuffrè riferendosi a Patti.
Un terzo ex collaboratore di giustizia che potrebbe entrare nel processo è Giovanni Ingrasciotta. Scampato per miracolo ad un agguato mafioso (il suo sicario Vito Panicola uccise in realtà il figlio, in una delle vicende più assurde di Cosa nostra a Castelvetrano), Ingrasciotta è attualmente sotto processo davanti al tribunale di Imperia per estorsione, perchè avrebbe minacciato un concorrente della sua ditta, la Coffee Time, mostrandogli una foto di Matteo Messina Denaro.
Non è la prima volta che Carmelo Patti finisce sotto processo. Tempo fa fini' sotto processo davanti al Tribunale di Marsala per la gestione che secondo la Procura era fuorilegge delle sue imprese dell'indotto Fiat (si occupa del cablaggio di alcuni fili di rame con la Cablesud e Cablelettra) e fu assolto. Fu accertata un’evasione fiscale di 35 miliardi di lire.
Commercialista di fiducia in quegli anni, gli stessi in cui Patti studiava la scalata alla Valtur, era Michele Alagna, il cognato di Matteo Messina Denaro: Michele Alagna e' infatti il fratello di Francesca la donna che ha dato a Matteo una figlia, Lorenza.

 

 

Le intercettazioni delle indagini Golem hanno pero tradito il fastidio dell'anziana Lorenza per il fatto che la giovane nipote e' cresciuta senza avere mai potuto incontrare il padre. Tornando a Carmelo Patti c' e' da dire della fiducia che ha sempre riscosso presso determinati ambienti istituzionali tanto, si dice, da potrebbe usufruire delle motovedette della Polizia quando a Favignana lavorava per aprire un villaggio Valtur, per lui raccomandazioni che arrivavano dall'interno del Governo Berlusconi. Di ente pero' per Patti sono cominciate le sventure, prima dell'odierna proposta di sequestro dei beni, il commissariamento della Valtur deciso dal ministero dello sviluppo economico.