L'ultimo in ordine di tempo a scriverlo e sottoscriverlo con impegni solenni suoi e dei suoi assessori indicati è stato il candidato Sindaco di Trapani Peppe Maurici. Che dimentica però, che già tra i suoi consiglieri comunali ci sono casi non solo da "codice etico", ma da Procura della Repubblica: c'è un consigliere, Ruggirello, rinviato a giudizio per corruzione (in una vicenda che tra l'altro riguarda un giro di prostituzione a Trapani), ed un altro, Mangano, condannato, riabilitato e oggi indagato per voto di scambio. Per loro l'etica non era prevista?
Maurici ha definito il suo codice etico «uno strumento dinamico che prova a fare sintesi tra l’autonomia della magistratura e l’autonomia della politica».
E' entrato anche nel merito del codice: «Assumere come atto di responsabilità l’istituto delle dimissioni nel caso di condanna in primo grado è una soluzione equa e razionale per affrontare un tema che spesso rischia di essere travolto dalla propaganda o, peggio ancora, dalla malapolitica, che insinua ed incoraggia la teoria del sospetto. Assieme alla mia Giunta abbiamo posto un paletto, segnato un confine, che dovrà seguire e definire ogni nostra azione politica ed amministrativa. Non abbiamo fatto tutto questo per rispondere agli attacchi scriteriati e strumentali che abbiamo ricevuto in queste settimane. E’ un elemento di garanzia e di rispetto che intende essere un presupposto della nostra azione di governo».
Continua, intanto, il confronto a distanza tra il Pd e Maurici dopo la decisione di una parte dei democratici di sostenerlo al ballottaggio. Il circolo di Trapani ha confermato la linea d’opposizione. Il documento porta le firme del tesoriere Antonio Gandolfo e dei componenti della segreteria Stefano Marchingiglio, Sabrina Rocca, Maria Concetta Serse, Maria Rita Pecorella, Francesco Pinello e Bobo Ciotta. Tra i firmatari anche Filippo Salerno dello staff di coordinamento della segreteria provinciale.
La nota invita a non utilizzare il simbolo di partito in manifestazioni dei due candidati a sindaco. Anche loro chiedono l’intervento degli organismi di garanzia.
Sull'altra sponda, il candidato Sindaco del Pdl, Vito Daminano, denuncia la "scellerata promessa di posti di lavoro in cambio di voti". Negli ultimi incontri Damiano ha presentato il suo programma ai giovani di Trapani: «Ai giovani non prometto posti di lavoro, ma il mio impegno da sindaco, che sarà quello di creare le condizioni per far crescere il territorio, dando la possibilità a loro stessi di crearsi un futuro nel mondo del lavoro».
A mettere benzina sul fuoco, poi, ci ha pensato il sindaco uscente e assessore designato Mimmo Fazio: «Si è diffusa la voce che due commissari della polizia municipale unitamente ad un ex assessore e ad un ex consigliere avrebbero contattato gli ausiliari del traffico invitandoli a votare compatti a favore del candidato Maurici, aggiungendo che se l’invito non fosse stato preso in considerazione, una volta eletto, avrebbe eliminato i parcheggi a pagamento facendo perdere loro il posto di lavoro».
Maurici ha replicato: «No so di cosa parla il sindaco Fazio".