Riassumiamo i fatti: il Vescovo Miccichè è stato rimosso dalla Santa Sede, caso più unico che raro nella storia recente della Chiesa. Alla rimozione di Miccichè si arriva dopo un'indagine interna del Vaticano condotta dal collega di Miccichè, Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo. Poco prima di essere rimosso Miccichè aveva denunciato di essere vittima di un complotto nei suoi confronti, teso a infangarlo con accuse di ruberie dalle fondazioni ecclesiali. Si tratta di un'indagine che la Procura di Trapani, e che vede indagate diverse persone. Al centro di questa ragnatela ci sarebbe don Ninni Treppiedi, ex amministratore della Diocesi ed arciprete di Alcamo, venuto ai ferri corti con Miccichè che lo ha sospeso "a divinis" (sospensione confermata tra l'altro dalla Congregazione per il Clero nonostante Treppiedi sostenga il contrario). E andiamo agli sviluppi recenti: il Procuratore di Trapani, Marcello Viola, insegue un filo: qualcuno avrebbe venduto dei beni della Diocesi per avvantaggiarsene personalmente. In particolare si tratta di quadri e di opere di valore. Questo "qualcuno" ha un conto allo Ior, l'Istituto per le Opere Religiose, che la Banca del Vaticano. Essendo un istituto estero, lo Ior è stato da sempre luogo di grandi misteri e di conti inaccessibili.
Il Procuratore Viola fa partire pertanto una richiesta di rogatoria internazionale. In coincidenza con la richiesta, arriva la rimozione del Vescovo di Trapani. E, questa è notizia del fine settimana, alla rogatoria il Vaticano risponde picche.
Ma lo Ior è al momento al centro di moltissimi scandali. E qui si entra nel "pare". L'ex numero uno dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, ha scritto un lungo memoriale per denunciare gli scandali dell'istituto bancario, e pare - secondo Il Corriere della Sera e La Stampa - che citi anche la Diocesi di Trapani. Conti aperti presso lo Ior - secondo Gotti Tedeschi - sarebbero stati a disposizione della mafia trapanese.
Gotti Tedeschi ha detto di temere per la sua vita, e ha scritto un memoriale che ha affidato "a tre persone - dichiara - nel caso in cui dovesse succedermi qualcosa". "Tutto è cominciato - si legge sull'edizione di Sabato de Il Corriere della Sera - quando ho chiesto di avere notizie sui conti che non erano intestati ai prelati". Depositi riconducibili a politici, faccendieri, costruttori, alti funzionari dello Stato. Ma anche a personaggi ritenuti prestanome dei boss della criminalità. Secondo il Corriere all'Istituto per le Opere religiose potrebbero essere arrivati addirittura parte dei soldi del latitante Matteo Messina Denaro. Attenzione, però, perchè dalla Procura di Trapani questa circostanza non è stata mai confermata (anche perchè, se così fosse, le indagini sarebbero di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia).
Secondo il Corriere: La procura di Trapani agli inizi di maggio aveva inviato una rogatoria alla Santa Sede per chiedere elementi su due conti correnti da don Ninni Treppiedi, ex gestore delle casse della Curia ed ex fedelissimo del vescovo Francesco Miccichè, indagato per una serie di ammanchi. Il prete è stato sospeso a divinis, mentre l'alto prelato è stato sollevato dall'incarico "per non aver vigilato sull'operato del suo sottoposto". In realtà, aveva iniziato a collaborare con i pubblici ministeri e c'è chi ritiene che sia questo il vero motivo della rimozione. Nell'istanza trasmessa alle autorità vaticane vengono specificati i motivi di necessità per l'accesso alla movimentazione dei due depositi ma non è esplicitato il sospetto che ha preso corpo nelle ultime settimane secondo il quale quei soldi sarebbero serviti a riciclare anche denaro proveniente da Matteo Messina Denaro".
Ma la smentita arriva direttamente dal Procuratore Viola: «L'istanza di rogatoria avanzata allo Stato della Citta del Vaticano - dice il procuratore - in pieno spirito di totale e reciproca collaborazione riguarda esclusivamente l'accertamento dei fatti che costituiscono oggetto del procedimento pendente presso la Procura stessa, in stretta e diretta correlazione con le configurate fattispecie di appropriazione di somme da parte dei soggetti indagati in danno di enti ecclesiastici della Diocesi di Trapani, con esclusione di qualsivoglia ulteriore ipotesi investigativa».