Ma ancor prima di piazzare il primo mattone di un’alleanza a sinistra in vista delle regionali, ecco che Sel e Rifondazione comunista mettono le mani avanti e dicono: «Io non ci sto». Questa volta non è l’Mpa a creare frizioni, ma l’accordo tra i democratici e l’Udc: un’intesa già benedetta a Roma da Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, e che vede come candidato in pectore alla presidenza il senatore Gianpiero D’Alia. Il segretario dei democratici Giuseppe Lupo però avverte: «Dobbiamo partire dall’unità del centrosinistra e dal programma, solo
dopo parleremo di candidature — dice — incontrerò i segretari di Sel e Idv per verificare la possibilità di allargare l’alleanza ai moderati».
Messo un punto fermo con la sfiducia a Lombardo, nel centrosinistra torna il tutti contro tutti e fioccano le candidature che come primo obiettivo hanno quello di spezzare qualsiasi legame tra i democratici e gli ex democristiani (è questo il caso di Claudio Fava di Sel), oppure mettere in dubbio la scelta di puntare su D’Alia (vedi candidatura di Rosario Crocetta sostenuta da alcuni deputati del Pd). Il problema principale al momento riguarda i partiti. «La proposta del Pd di costruire un centrosinistra che si allei con l’Udc e con altre forze moderate e di centro, in vista della prossime elezioni regionali, è per Rifondazione comunista inaccettabile », dice Antonio Marotta, segretario regionale di Rifondazione - Fds, che aggiunge: «Nel Pd prevale il gattopardismo. Si molla Lombardo ormai alla deriva, per riproporre lo stesso schema di alleanze che guarda prioritariamente al centro, malgrado le elezioni di Palermo abbiano già
ampiamente dimostrato l’inconsistenza di tale linea».
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Sel: «Noi sosteniamo la candidatura di Fava e la offriamo al centrosinistra pensando che sia una risorsa importante — dice il segretario regionale
Erasmo Palazzotto — per quanto riguarda l’accordo con l’Udc, siamo contrari a patti fatti a Roma e calati in Sicilia». Insomma, la nuova rotta del Partito democratico sembra difficile. Anche perché, come accaduto a Palermo, incombe l’incognita Leoluca Orlando e Idv, che rischiano ancora una volta di sparigliare le carte. I dipietristi di Sicilia hanno già bocciato non solo l’annunciata mozione di sfiducia a Lombardo bollandola come «una semplice dichiarazione d’intenti», ma anche la candidatura di Fava, mai entrato nelle grazie di Orlando.
Ormai comunque l’accordo tra il Pd il partito di Casini è a un passo. Ieri il gruppo parlamentare dell’Udc all’Ars ha accolto a braccia aperte la possibilità di un percorso comune con i democratici. Aprendo anche a possibili altri nomi per la presidenza: «Apprezziamo e guardiamo con interesse alla posizione espressa dal Pd in merito alla mozione di sfiducia a
Lombardo», dice il capogruppo dell’Udc all’Ars, Giulia Adamo, dopo un vertice con i deputati. «L’Udc negli ultimi anni ha avuto il coraggio di rinnovarsi, di fare scelte forti e coerenti — aggiunge — premiate dai cittadini alle ultime amministrative. Ed è proprio sulla base di questo cambiamento che intendiamo adesso costruire insieme alle forze che vorranno condividerlo
un progetto per il bene comune della Sicilia. E nonostante le ipotesi diffuse dalla stampa, l’Udc non ha sinora avanzato alcuna richiesta di candidatura, l’unico interesse
del partito di Casini è il programma".