L’iniziativa punta ad avviare una ricerca scientifica sulla possibilità di impiantare delle piante per la produzione delle fragole in Sicilia. Tra le proposte lanciate nel corso dell’incontro di oggi c’è anche la possibilità di costituire un Consorzio per la tutela e la valorizzazione delle fragole.
Il comparto della fragola in Sicilia riveste una notevole importanza economica. Nel 2011 sono stati impiantiti 350 ettari di fragole, di cui l’80 per cento, circa 280 ettari, concentrati nella zona compresa tra Marsala, Mazara del Vallo e Campobello di Mazara. La produzione annua ammonta ad oltre mille tonnellate, pari a 30 milioni di euro di fatturato.
Il progetto Fragolosa è stato illustrato dal professore Fabio D’Anna, che ha parlato delle potenzialità dell’avvio di sistemi di coltivazione, impiantando le piante direttamente in Sicilia, nelle zone di montagna, sviluppando così una attività vivaistica locale. “Siamo in grado di produrre piante in Sicilia nella aree di montagna. Puntiamo – ha spiegato il professore D’Anna, responsabile scientifico del progetto –. al rinnovamento della fragolicoltura siciliana, mettendo in campo delle azioni mirate, ad iniziare dalla produzione vivaistica fino ad alla fase di commercializzazione».
Nel corso del convegno di oggi è stata lanciata l’idea di istituire un Consorzio per la tutela e la valorizzazione delle fragole, creando un marchio unico che ne attesati la qualità e la provenienza. “Al momento – ha evidenziato il professore D’Anna - si commercializza con diversi marchi, ma sarebbe opportuno trovare un punto di incontro istituendo un Consorzio per programmare le produzioni e le vendite, intervenendo sulla commercializzazione e tutelando il prodotto”.
D’accordo alla costituzione di un Consorzio per la tutela e la valorizzazione delle fragole il presidente della Camera di Commercio di Trapani Giuseppe Pace, che ha preso parte al convegno tenuto oggi alla Villa Favorita. Per il rappresentante dell’ente camerale bisogna avviare l’iter per arrivare al riconoscimento Igp. “Il Consorzio – ha affermato Pace - è il migliore strumento a disposizione del produttori per fare diventare la fragola un prodotto Igp. Un riconoscimento che permetterà all’intero settore di fare un salto di qualità, rilanciando le nostre produzioni nei mercati di tutto il mondo per la loro indicazione territoriale, simbolo di qualità ed eccellenza”.
Il convegno di oggi è stato aperto dal Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Palermo prof. Roberto La Galla, che ha parlato dell’importanza dell’innovazione e della ricerca. “Questo progetto punta a valorizzare ulteriormente l’ortofrutta siciliana, nel caso specifico il settore della fragola”, ha evidenziato La Galla, che nel corso del suo intervento si è soffermato “sul balzo in avanti fatto dall’Ateneo palermitano in termini di qualità della didattica e della ricerca”.
L’ATS DEL PROGETTO FRAGOLOSA
Il progetto «Fragolosa» rientra nell’ambito del Psr Sicilia 2007-2013, misura 124. L’ente capofila dell’iniziativa è l’Università degli Studi di Palermo, Dipartimnto SAGA. Fanno parte dell’Ats il Consorzio di Ricerca Bioevoluzione Sicilia – BES, i Centri regionali di Tecnologie Agroalimentari – CERTA Società consortile, i Consorzi di Ricerca Innovazione per lo Sviluppo di Sistemi Innovativi Agroambientali – Co.Ri.SSIA, il Consorzio di Ricerca Innovazione Tecnologia della Sericoltura – ITES, l’UBIQ S.r.l Palermo, l’Azienda Agricola Sturiano Antonino, l’Azienda Agricola Morgana Carmelina, l’Azienda Agricola Parrinello Girolamo, l’Azienda Agricola Di Girolamo Vito, la Soc. Coop. Agrovivai, l’Azienda Agricola Lazzara Gianfranco, l’Azienda Agricola “Il Lochetto” di Vanadia Sebastiano Bartolo e l’Azienda Agricola Schilirò Fabio.
GLI OBIETTIVI DELL’INIZIATIVA
Il progetto si articola in cinque azioni: attività vivaistica, valutazione varietà e selezioni locali, coltura convenzionale, produzione biologica, qualità e consumo. Al centro dello studio c’è il collaudo di nuove tecniche vivaistiche per la produzione di piante fresche “a radice nuda” e “cime radicate”, sia negli ambienti di montagna che nelle aree di pianura con l’obiettivo di arrivare ad un innovativo “sistema fragola” basato sull’impiego di piante prodotte direttamente nell’ambiente di coltivazione.
La coltivazione della fragola è basata principalmente sull’impiego di piante fresche, che costituiscono l’80 per cento del materiale vivaistico. La “cima radicata”, prodotta in Sicilia, è il tipo di pianta preferita dagli agricoltori, soprattutto per l’anticipo della produzione. L’utilizzo di piante fresche “a radice nuda” pone invece diversi problemi a causa della tardiva disponibilità del materiale vivaistico. Fattore che costringe gli agricoltori a posticipare l’impianto della coltura, causando un ritardo nell’entrata in produzione. Si tratta inoltre di piantine di provenienza estera, dalla Spagna e dalla Polonia, il cui lungo trasporto rende difficile la ripresa vegetativa in campo, con tutte le conseguenze che ne derivano sulla produzione.
Ricerche già svolte in programmi finanziati dalla Regione Sicilia e dal CRA, il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura hanno dimostrato la possibilità di avviare una produzione vivaistica nelle aree di montagna, che comporterebbe un doppio vantaggio per l’economia della filiera: da una parte i fragolicoltori potrebbero avere a disposizione piantine fresche, di entrambe le tipologie, a costi contenuti e con un ottimo potenziale agronomico; dall’altra gli operatori delle aree di montagna, spesso svantaggiate, ne trarrebbero grandi benefici.
Il progetto punta insomma a generare dei benefici economici per le aziende vivaistiche siciliane, offrendo una valida prospettiva di sviluppo socio-economico per le aree svantaggiate di montagna. Per non parlare della possibilità di svincolare il settore della fragolicoltura dalla dipendenza dei vivaisti esteri, soprattutto dalla Spagna e dalla Polonia, riducendo il costo unitario delle piante per le minori spese di trasporto. «Ma c’è anche la possibilità di individuare, tra le selezioni in avanzata fase di studio provenienti dall’attività di miglioramento genetico condotto per le aree meridionali, nuove varietà pienamente adatte alle colture tradizionali e biologiche siciliane», ha evidenziato il professore Fabio D’Anna. «Ciò porterà notevoli vantaggi commerciali ed economici – ha prospettato il responsabile scientifico del progetto Fragolosa - soprattutto se, con l’introduzione di opportune strategie di marketing, si punterà a concretizzare e rendere riconoscibile sul mercato il prodotto siciliano, introducendo una apposita etichetta nutrizionale della fragola».