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22/06/2012 04:21:49

Presentata all'Ars la mozione di sfiducia Pd - Udc: "Il Governo Lombardo si è deteriorato"

È firmata dai deputati di Pd e Udc, gli ex amici di Lombardo usciti dalla maggioranza, e dice essenzialmente due cose. Mette sotto accusa «il progressivo deterioramento della capacità innovativa dell’azione di governo, ridotta a mera attività gestionale, e le difficoltà crescenti ad attuare le riforme». E prende atto della decisione «unilaterale» del presidente della Regione «di sostituire alcuni assessori con esponenti del mondo politico e parlamentare, mutando il profilo dello stesso governo da tecnico a elettorale». Una paginetta appena, per segnare il definitivo distacco dal governatore e cominciare a mettere cemento su un’alleanza fra centrosinistra e moderati per le Regionali: «Siamo aperti all’intesa col Pd e con le forze progressiste, ovviamente vogliamo sapere se le forze progressiste siano altrettanto disponibili », dice il capogruppo dell’Udc Giulia Adamo.
Adesso sono due le mozioni di sfiducia giacenti all’Ars, sottoscritte da cinque degli otto gruppi parlamentari esistenti (Pdl- Pid-Grande Sud e Pd-Udc), che contano complessivamente 62 deputati. Teoricamente, una schiacciante maggioranza contro Lombardo. Ma non c’è alcuna certezza che questi atti vadano in aula prima del 28 luglio, giorno indicato da Lombardo per le sue dimissioni. Fra Pd e Udc non mancano i parlamentari convinti dell’opportunità di tenere la sfiducia in stand-by sino al giorno delle dimissioni del governatore, per azionarla solo se Lombardo cambierà idea. La stessa Adamo afferma di non ritenere «opportuno un voto ad agosto, meglio aspettare ottobre».
Ma la decisione finale spetta alla conferenza dei capigruppo, che deve mettere in calendario la mozione. Gianpiero D’Alia, segretario dell’Udc, dice che «dopo
la presentazione dell’atto dovremo consultarci con il Pdl per decidere un’azione comune». Ma il Pdl non ha ancora deciso, anche perché è durata solo pochi minuti, a Roma, la riunione dei coordinatori regionali con Angelino Alfano. «Siamo per la sfiducia ma solo nei prossimi giorni - dice Giuseppe Castiglione - esprimeremo una posizione definitiva sul percorso».
Il fronte degli “attendisti” è vasto, all’Ars, e comprende quelle frange di Pdl e Pid che dialogano con il Nuovo Polo per le regionali e quei parlamentari di Udc e Pdconvinti che, in caso di mancata approvazione della mozione, Lombardo potrebbe leggere il risultato come una sostanziale fiducia e non dimettersi più. «Lamozione? Un tentativo propagandistico e del tutto inutile: il presidente della Regione ha più volte ripetuto che si dimetterà a fine luglio», dice Nicola D’Agostino, capogruppo dell’Mpa.

FAVA. “Nelle parole dei dirigenti siciliani del PD sul governo Lombardo leggo ancora molta reticenza e molto imbarazzo". Lo afferma Claudio Fava, candidato alla Presidenza della Regone Sicilia. "Non basta presentare una mozione di sfiducia: - aggiunge Fava - bisogna motivarla politicamente, discuterla e votarla prima che sia Lombardo a dimettersi. Non è il presidente che deve graziosamente scegliere come e quando andarsene: spetta al PD mettere fine, con la sua sfiducia, a questa lunga e logorante stagione di consociativismo".
ANCORA GUERRA DELLE NOMINE. Il tutto mentre prosegue la guerra delle nomine: per iniziativa del Pid che ha fatto mancare il numero legale, sono state «congelate » in commissione Affariistituzionali tredici designazioni fatte dal governo, fra cui quella di Marcello Caruso alla presidenza dell’Istituto Vino e Olio e di Alessandro Cappellani all’Ersu di Catania.
Poiché i pareri richiesti alla commissione sono necessari ma non vincolanti, le designazioni sono soltanto rinviate. Nella stessa commissione, presieduta da Riccardo Minardo (Mpa), sono state incardinate le norme blocca-nomine presentate da Pd, Pid e Udc. Il cammino di queste disposizioni, insomma, è appena iniziato. E Lombardo non si ferma: ieri ha rinnovato i vertici di Sviluppo Italia Sicilia, mettendo alla presidenza Cleo Li Calzi, dirigente del suo ufficio di gabinetto, e fra i componenti Pippo Greco, capo della sua segreteria. La Li Calzi prende il posto dell’ambasciatore Umberto Vattani, che ha lasciato l’incarico dopo una breve permanenza in Sicilia. Il personale della società (83 dipendenti) da ieri è in agitazione: «L’azienda è al collasso - scrivono i sindacati - al punto da mettere arischio il pagamento delle retribuzioni».