La Conferenza dei capigruppo dell`Assemblea regionale, che si è riunita ieri pomeriggio, ha deciso di rinviare la trattazione della mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione.
"Il governatore ha comunicato che il 31 luglio annuncerà a Sala d`Ercole le sue dimissioni, la sfiducia era inutile", dice il presidente dell`Ars, Francesco Cascio. I capigruppo a maggioranza hanno quindi deciso di rinviare tutto. Si spacca però l`asse Pd-Udc. Secondo Giulia Adamo dell`Udc "la mozione andava discussa il 25 luglio, perché aveva un senso come atto politico solo prima delle dimissioni di Lombardo". Adamo ha quindi sottoscritto in sede di capigruppo un documento presentato da Innocenzo Leontini, capogruppo del Pdl, redatto a mano su un foglio di carta e diverso dalla mozione iniziale, per portare al voto il parlamento regionale sulla sfiducia prima del 31 luglio.
Il documento ha raccolto però solo le firme di quattro capigruppo, restando in minoranza: Leontini, Adamo, Giovambattista Bufardeci e Rudy Maira, mentre l`istanza di non calendarizzare al momento la mozione di sfiducia è stata sostenuta dai capigruppo Paolo Ruggirello (Mps), Livio Marrocco (Fli), Dino Fiorenza (Misto), Nicola D`Agostino (Mpa) e anche dal capogruppo del Pd, Antonello Cracolici.
La mozione di sfiducia a Lombardo dunque non c’è più. Anzi, il presidente rinvierà di tre giorni le sue dimissioni che verranno formalizzate all’Ars il 31 luglio. Da lì partirà la procedura per le elezioni del 28 e 29 ottobre. In mattinata con una conferenza dei nuovi vertici, Giovanni Pistorio e Nicola D’Agostino, l’Mpa aveva lanciato messaggi precisi: «La sfiducia è uno sfregio politico chemette indiscussione i rapporti fra i partiti». Pistorio aveva anche lasciato intendere che se l’Ars avesse fissato il voto sulla sfiducia il 20, Lombardo avrebbe giocato d’anticipo dimettendosi prima e aprendo così una fase elettorale che non vede ancora gli altri partiti pronti: «Noi possiamo andare anche soli».
La decisione di ieri riconsegna l’agenda politica in mano a Lombardo. E non a caso per D’Agostino «così l’Mpa ribadisce la propria centralità politica». Sul campo restano invece le polemiche. L’Udc, con il leader Gianpiero D’Alia, contesta al Pd di non aver pressato per la sfiducia: «Ci amareggia la mancanza di serietà e affidabilità del segretario del Pd e del capogruppo". I democratici sono attaccati anche da sinistra. Per Fabio Giambrone (Idv) «il Pd hamentitoai propri elettori, continua ad avere un forte legame con Lombardo. È impossibile ricostruire il centrosinistra e un rapporto col Pd». Per Antonio Marotta (Rifondazione) «è stata l’ennesima sceneggiata del Pd e dei suoi alleati centristi». Titti Bufardeci (Grande Sud) rileva che «la decisione di ieri segna la rottura dell’asse Pd-Udc». Per Antonello Cracolici, capogruppo dei democratici, «l’unica cosa importante è che si voti il 28 ottobre. Il percorso iniziato col Pd proseguirà e le incomprensioni verranno chiarite». Resta agli atti il primo passo fatto in commissione alla Camera dalla legge che taglia i deputati regionali da 90 a 70.Da qui partono il finiano Livio Marrocco e Giovanni Barbagallo del Pd per un ordine del giorno con cui si chiede a Lombardo di rinviare le dimissioni, arrivando a scadenza naturaleper consentire al Parlamento nazionaledi varare questa riforma.