Fino a questo momento, nei due maggiori schieramenti, seppur contestata a sinistra, sembra stabile la candidatura di Rosario Crocetta, legittimata dal matrimonio Pd- Udc; nel centrodestra ancora ballerina quella di Miccichè, sebbene resti la più accreditata; in fase di sfaldamento il nuovo terzo polo dopo l’apertura del Partito dei siciliani (ex Mpa) al Pdl, prima col segretario regionale, Pistorio, poi col capogruppo all’Ars, D’Agostino.
L’apertura di Pistorio è al Pdl, non a un candidato specifico: «Con il Pdl non siamo incompatibili; l’accordo non si è rotto su valori ideologici. Per cui siamo pronti al confronto se c’è un ripensamento ». E non esclude una candidatura di Miccichè purché (Pistorio non lo dice, ma la sostanza è chiara) scenda da cavallo: cioè, «se pensa di essere il candidato del 61-0 la cosa interessa Arcore e dintorni, non i siciliani».
L’apertura di D’Agostino, per quanto riguarda sempre il Pdl, sembra personalizzata all’indirizzo del presidente dell’Ars, Cascio. D’Agostino: «La dichiarazione del presidente Cascio è intellettualmente onesta ed equilibrata, com’è stata la sua funzione istituzionale in questi anni all’Ars, nonostante i momenti politici difficili e contraddittori che potevano suggerire altri comportamenti”.
Miccichè non demorde: «Io sono già candidato. Il Pdl è libero di fare quello che vuole; sono stati loro a chiamarmi. Continuando così, però, rischiamo di regalare la vittoria a chi si candida da solo». Cioè, a Crocetta al quale Miccichè dedica parole dure: «Esponente di spicco di quella corrente culturale dove la diversità, che molti declinano in superiorità
etico-culturale rispetto al resto del panoramapolitico, è un dogma, si è imborghesito. Utilizza tecniche di comunicazione proprie degli imbonitori. Grillino senza Grillo. Indossa i panni del rottamatore dei mali siciliani senza, però, descriverne i contorni. Né i dintorni».
Polemiche al vetriolo tra ex democristiani. Gli scissionisti, oggi aderenti al Pid, con Cordaro si chiedono se sia «giusto regalare la Sicilia alla sinistra pur di garantire il Quirinale a Casini». E dopo un’analisi della situazione nel nuovo terzo polo, e vista la frattura che si è creata a sinistra con la candidatura di Crocetta, spinge «il centrodestra a rinnovare le ragioni dell’unità e condividere un programma economico-sociale in grado di fronteggiare la crisi e rilanciare sviluppo e lavoro. Perseverare sarebbe diabolico».