Segno che, al di là dell'appoggio o meno del Pdl, non intende fare alcun passo indietro. E se dal Pdl diranno di no all'appoggio a Miccichè, il centrodestra andrà al voto spaccato, con due candidati alla presidenza della Regione. E' significativo il campanello d’allarme di Stefania Prestigiacomo (Pdl): «L’unità del centrodestra è l’obiettivo a cui tutti dobbiamo lavorare. Non è il momento di veti, pregiudiziali, logiche correntizie che, già nel recente passato, hanno fatto il male del nostro partito. Corriamo il rischio in questo modo di aprire il campo alla vittoria di un centrosinistra frammentato che, a 3 mesi dal voto, ha già 3 candidati in pista. L’Idv annuncia di candidarne un quarto. E noi che facciamo, ci dividiamo? Resto convinta che la candidatura di Miccichè sia la più autorevole e qualificata, una candidatura politica di alto profilo in un momento in cui i partiti e le classi dirigenti devono scommettersi, senza buttare la palla nel campo della presunta società civile e dei tecnici».
Per Michele Cimino (Grande Sud), «i siciliani meritano chiarezza e coerenza e non confusione e soprattutto in un partito ci deve essere un solo leader che senza manie di protagonismo deve fare quanto è meglio per il territorio ».
Frattanto, il segretario regionale di Grande Sud, Pippo Fallica, conferma che il movimento arancione è già in campagna elettorale per Miccichè presidente della Regione, mentre sta lavorando alla formazione delle liste: «Abbiamo avviato una selezione rigorosa attraverso criteri di carattere etico, competenza specifica ed esperienza». Se è lo stesso criterio adottato a Trapani (fu candidato al consiglio comunale con Grande Sud Peppe Ruggirello, rinviato a giudizio il giorno della sua rielezione) stiamo freschi.
La rottura del Pdl farebbe il gioco di Rosario Crocetta (candidato del Pd e dell’Udc), ma anche nel centrosinistra c'è il rischio di sgretolamento.
Non a caso Crocetta avverte, riferendosi allo schieramento di centrosinistra: «Mentre la Sicilia affonda, tutti litigano. Di fronte alla grave crisi sociale, economica e morale che soffoca la Sicilia, bisognerebbe far prevalere il senso di responsabilità Invece, mai come adesso la politica siciliana è stata divisa. Ciascuno pensa al 5% dello sbarramento e nessuno riflette sul fatto che dobbiamo risanare i conti, senza macelleria sociale, che dobbiamo sburocratizzare, allargare la base produttiva ed incrementare il Pil». Ed aggiunge: «Bisogna fare della Sicilia una terra di lavoro e di crescita. La sensazione è invece che ci sia un tutti contro tutti e, tutti, accusano gli altri di vivere nel peccato originale. Si può fare, finalmente, un’analisi dei processi di discontinuità che interessano la politica siciliana? Possiamo trovare le ragioni di dialogo per salvare l’Isola, per una rivoluzione che realizzi il Rinascimento della Sicilia? Io penso di si e così tutti, donne e uomini di buona volontà».
Intanto, spunta un altro candidato alla presidenza della Regione: si è insediato il gruppo ristretto di lavoro del progetto «Rivoluzione Siciliana», che ha indicato Cateno De Luca. Del progetto fanno parte il Partito della Rivoluzione di Vittorio Sgarbi, i Forconi di Martino Morsello, Forza Nuova e di Sicilia Vera.