Attualmente si trova in un insolito ruolo di contrasto al suo successore ed ex amico Vito Damiano nel consiglio comunale, affiancato dal Pd come unica opposizione dichiarata al sindaco. Fazio è stato premiato dalla sua città, nonostante le recenti polemiche sugli sforamenti del patto di stabilità della sua giunta, quelle sulla recita scolastica osannante in chiusura della precedente campagna elettorale e il “movimentato” dibattito in aula che lo ha visto contrapporsi (anche fisicamente…) al consigliere Salvatore Pumo. Ma il Pdl deve fare i conti con un crollo generale e nel campo delle ipotesi è interessante pensare a cosa sarebbe successo se non ci fosse stato Fazio in lista. Non è più la città dei plebisciti, il Movimento 5 Stelle insidia anche qui lo strapotere dell’ex sindaco e del senatore Antonio D’Alì. Proprio quest’ultimo aveva sostenuto la candidatura di Cettina Spataro, e ancora una volta potrebbe finire per trovarsi senza nessuno dei suoi “protetti” a Palazzo dei Normanni. La Spataro ha ottenuto a Trapani 572 voti, non ha conquistato il seggio e la sconfitta di Musumeci non le garantisce neppure il posto da assessore designato. Bisogna considerare, però, che lo sfaldamento del Pdl ha generato almeno un altro deputato regionale. La sfida tra Fazio e il re dei consensi Paolo Ruggirello, con lo spostamento di quest’ultimo nella Lista Musumeci, pare abbia favorito entrambi. Dei circa 12 mila voti in provincia, 1500 sono nel capoluogo: Ruggirello potrà tornare all’Ars. È un’indiretta conseguenza dell’insistenza di Fazio per averlo fuori dalle liste del Pdl, in cui il primo sarebbe volentieri trasmigrato. Girava voce che per scacciare l’insidioso contendente l’ex sindaco avrebbe chiesto l’intervento dell’amico Angelino Alfano. Ridimensionato notevolmente a livello locale il successo di Grande Sud che alle scorse comunali sembrava avere tentato l’insediamento di un nuovo gruppo di potere in città.
Da Salemi, anche se ormai trapanese d’adozione, arriva in quota Pd Baldo Gucciardi, con 779 voti nella sola Trapani e con la benedizione di Nino Papania per la seconda volta all’Ars. Supera con uno scarto di 13 voti il valdericino Camillo Oddo, leader locale apparentemente indiscusso. Nelle scorse settimane, Oddo si era trovato al centro di una polemica con il compagno di partito e consigliere comunale Enzo Abbruscato sulla presenza di quest’ultimo nella lista di Crocetta anziché in quella del partito. Tra i due litiganti Gucciardi ha goduto, visto che il trapanese doc Abbruscato nonostante i 1030 voti dovrà accontentarsi dello scranno che ricopre già da qualche tempo a Palazzo D’Alì. In provincia è arrivato quarto dietro all’alcamese Perricone, che nel capoluogo ha ottenuto solo 189 preferenze. Grazie alla presenza nel listino dei crocettiani si fa largo Nino Oddo, socialista già da tempo sostenitore di un allargamento al centro più ampio possibile. La sua candidatura aveva portato al sacrificio di quella del più giovane Piero Spina, che aveva già annunciato la sua corsa verso Palermo per poi non trovarsi nelle liste una volta annunciate. Questo portò alle sue dimissioni da segretario del Psi trapanese.
Tornando a destra, Fli si ferma davanti allo sbarramento del 5% e i 1393 voti presi solo a Trapani non bastano a Livio Marrocco per tornare all’Ars. Nella scorsa legislatura era stato vicepresidente della commissione antimafia.
Trombato un altro consigliere comunale del capoluogo, stavolta esordiente nelle scorse elezioni, nella lista Musumeci. Il consigliere/organizzatore di eventi trentenne Francesco Salone aveva lanciato la sua campagna elettorale con un motto dal sapore dell’“adesso” renziano, “È ora”. Negli ultimi mesi era entrato nell’occhio del ciclone delle polemiche facebookiane dopo avere affermato pubblicamente di avere fatto della beneficienza (pagando bollette ai più bisognosi) anche durante la campagna elettorale per le amministrative. Davanti al vecchio leone Ruggirello non ha avuto fortuna e arriva secondo nella lista nel capoluogo con ben 935 voti, risultato simile a quello raggiunto alle comunali.
L’inaspettata candidatura nel Pid/Cantiere Popolare di Davide Durante, presidente di Confindustria Trapani uscente che si era fatto portavoce degli industriali antimafiosi, non ha dato i frutti sperati. Primo della lista con 223 voti, non è riuscito a trascinarla verso il seggio.
A sinistra, un altro candidato trapanese eccellente rimasto a bocca asciutta è Giuseppe Ortisi, già sindaco di Favignana, veterano della sinistra ambientalista locale e consigliere provinciale. Con 137 voti, dopo il magro risultato alle comunali, resta a casa anche grazie al risultato di Sel che non supera lo sbarramento (penalizzata forse anche dal grossolano errore formale nella candidatura di Fava e dalla separazione dall’Idv). I 327 voti totali dei vendoliani dovrebbero imporre una riflessione interna. L’Idv, dal canto suo, dovrà condividere i dispiaceri vista l’evidente assenza in città di qualunque emulo di un campione di consensi come Leoluca Orlando, nonostante i tentativi del partito di correre da soli.
Ma la vera sorpresa, forse non del tutto inaspettata, è il Movimento 5 Stelle. C’è stato un boom che ha sparigliato i dati di tutti i partiti nonostante l’astensionismo preoccupante, che da sé fornisce già un termometro dell’antipolitica (nel capoluogo ha votato solo il 43,5 %, contro i 56,22 del 2009, dove si votava anche il lunedì). Segno che i voti intercettati a Trapani, 4993 preferenze, sono trasversali. Il Pd è staccato dall’M5S da ben 2000 voti, il Pdl, partito leader nella città che vi elesse Bobo Craxi, di circa 800. Sergio Troisi, ingegnere che fa la spola tra Trapani e Londra, con un risultato strabordante come i 1156 voti ottenuti in città e 2901 in totale, ha conquistato il secondo seggio provinciale dell’M5S all’Ars. Con il risultato di primo partito totalizzato nel capoluogo e in provincia, un successo trasversale anche nell’elettorato secondo classe, tenore di vita e titoli di studi, il ricordo di un viale delle Sirene gremito davanti al focoso Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle è una forza con cui gli altri partiti dovranno fare i conti. E forse, anche l’amministrazione comunale potrebbe temere presto o tardi una concretizzazione del malcontento cittadino oggi non perfettamente rappresentato a Palazzo d’Alì.
Marco Rizzo